Come racconto la diocesi al Papa

IL VESCOVO mons. Ronchi andrà il prossimo mese in visita 'ad limina'. Ritratto positivo del clero e dei fedeli. Riguardo alla città, emerge qualche contraddizione

Uno spaccato della vita della diocesi, fatto di nomi, dati, storia, compilato da un osservatorio particolare: quello del Vescovo. Tutto questo è offerto dalla relazione per la visita ad limina che anche mons. Ronchi compirà a Roma il mese prossimo. Leggendo la relazione inviata a Roma si scopre che la Chiesa di Città di Castello si estende su 820 chilometri quadrati e che la popolazione totale del territorio si può stimare in 57.400 unità. I sacerdoti diocesani sono 58 e quelli religiosi sono 14. Le parrocchie sono 60. Ancora, sono presenti 9 diaconi permanenti ed un seminarista maggiore. In diocesi è presente un frate che non è sacerdote. Le religiose sono 181. L’organizzazione pastorale ed amministrativa della nostra diocesi viene giudicata dal Vescovo ‘sufficiente ed anche efficiente, soprattutto se si riflette che in prevalenza i titolari degli uffici sono contemporaneamente anche parroci. Fin dal mio arrivo in diocesi – prosegue mons. Ronchi – il mio costante impegno pastorale è stato quello di far crescere quotidianamente fra il clero il senso di appartenenza alla ‘famiglia presbiterale’. Personalmente mi ritengo soddisfatto sia dei miei sacerdoti diocesani che dei miei diaconi permanenti. Esiste pure molta armonia e collaborazione tra clero diocesano e religioso. Negli ultimi anni il laicato ha continuato ad assumere sempre più il ruolo che nella Chiesa gli proviene dal Battesimo’. Tra i tanti aspetti della vita sociale ed ecclesiale che il Vescovo prende in considerazione non manca un ampio passaggio relativo agli aspetti economici legati al territorio. A questo proposito, scrive mons. Ronchi, va rilevata la consistente percentuale di persone occupate nelle tante attività produttive del territorio diocesano, ma anche la sempre maggiore frequenza con cui si verificano scioperi e vertenze sindacali per il rischio della perdita del posto di lavoro e della chiusura degli impianti produttivi. Va anche detto, però, che molte aziende medio-piccole si trovano in difficoltà perché non trovano personale specializzato: ‘Un controsenso, se osserviamo che alto è il numero delle iscrizioni alle molte scuole tecniche e professionali esistenti nel territorio’. Nonostante questi segni di crisi che tendono a far nascere un certo senso di insicurezza – scrive il Vescovo – numerosi sono gli sportelli bancari che, accanto a quelli già presenti da sempre, in questi ultimi cinque anni sono stati aperti. Ciò fa supporre un diffuso, anche se tenuto nascosto, benessere economico del territorio.

AUTORE: Francesco Mariucci