Arte sacra in Umbria

Alla crisi in cui l'arte sacra si dibatte fin dall'Ottocento può offrire qualche ottima soluzione anche l'Umbria

La difficoltà del Sacro è che non abbiamo una tradizione da continuare e da arricchire, ma addirittura da fondare. L’Ottocento non ci ha lasciato nulla’. A parlare così era il compianto padre Ugolino da Belluno, uno dei più intensi autori italiani di arte sacra del XX secolo. Ha lasciato parecchie testimonianze di sé anche in Umbria: a Perugia, Oasi di Sant’Antonio; a Cerqueto di Marsciano, cappella del Crocifisso; a Terni, parrocchia del Sacro Cuore Eucaristico e chiesa di San Giuseppe da Leonessa. Quando padre Ugolino, al secolo Silvio Alessandri (1919 – 2002), criticava l’arte sacra recente, non lo faceva per partito preso ma per una delusione cocente. ‘I migliori pittori dell’Ottocento – diceva – erano tutti lontani dal Sacro: penso a Fattori, ai veneziani, ai lombardi’ Ricordo la delusione quando vidi una Deposizione di Manet. Anche Delacroix: quelle due tele alla Chapelle des Anges, a Parigi, non sono un gran che, per lui che era sempre così coinvolgente in ogni storia d’amore, di lutto o di festa’. Un senso di delusione che possiamo purtroppo estendere a molta arte sacra del XX secolo, divisa tra la stanca ripetizione di cose fritte e rifritte o, al contrario, lanciata allo sbaraglio con ‘soluzioni moderne’ abbastanza poco convincenti. Come uscire dall’impasse? C’è da tener presente che l’arte è genio individuale, e quindi non la si può confezionare secondo le occorrenze ma bisogna andare con umiltà alla ricerca dei talenti. I pittori e gli scultori capaci di rinnovare in positivo la rappresentazione del Sacro vanno selezionati pazientemente, scartando magari mille candidati. Anche in Italia, in mezzo a tante brutte cose moderne, l’occhio potrà scoprire dei tesori da custodire, e da cui prendere lezione. Per esempio la Via crucis affrescata a Cinisello Balsamo (Milano) da Barbara Pietrasanta: già, una donna, per di più laica, per di più manager di un’agenzia pubblicitaria. Oppure padre Costantino Ruggeri, autore tra l’altro del nuovo santuario del Divin’Amore a Roma. In Umbria c’è il nostro don Nello Palloni, allievo di Gerardo Dottori. Oltre, appunto, alle chiese decorate da padre Ugolino da Belluno. Ugolino realizza le sue opere con una tecnica da lui inventata: il graffito su cemento colorato. La sua arte unisce le migliori caratteristiche del Medioevo e delle avanguardie: da un lato, infatti, insiste su pochi temi, vicini al cuore della gente, meditati a fondo, rappresentati in modo semplice e sintetico; dall’altro, crea simboli innovativi, basandosi su filosofie aggiornate. Tra le opere presenti nella nostra regione, il capolavoro è forse la cappella di Cerqueto: san Francesco e santa Chiara in adorazione di Cristo, raffigurato simultaneamente come uno scheletro nero crocifisso e come un Risorto luminoso. Il tutto avvolto da rami spinosi e da una fiamma rossa. Perché la prima fonte di ispirazione di padre Ugolino è il roveto ardente, visione enigmatica, affascinante, in cui è racchiuso tutto il mistero della morte e della vita. Questo è il Sacro.

AUTORE: Dario Rivarossa