di Tonio Dell’Olio
I missili lanciati all’inizio dell’anno in Iraq contro le auto di Qasem Soleimani, generale iraniano indicato come il numero 2 del regime, e altri membri dell’apparato delle forze di difesa dell’Iran, non hanno smesso di bruciare.
Se pure si riesce ad arginare la deflagrazione di un conflitto che avrebbe dimensioni tragiche, quegli ordigni hanno liberato nell’aria un sentimento di odio e di vendetta in reazione contro l’umiliazione subita. Quei missili hannocolpito il Diritto internazionale, che cerca di affermarel’importanza di un arbitrato ‘terzo’ che resti saldamentenelle mani dell’Onu, e che è stato completamenteignorato.
Quei missili hanno colpito la dignità politica dell’Iraq, sul cui territorio si è consumato il pluriomicidio, e le cui autorità non erano state nemmeno informate. Insomma, vittime di quei missili, insieme alle vite umane spezzate, sono il Diritto internazionale, l’ordinamento sovranazionale e il clima di pace relativa.
Anche se a distanza di pochi giorni il dibattito sembra sopito, non distraiamoci. Una deflagrazione del conflitto in quella regione sarebbe destinata ad avere effetti distruttivi perché coinvolge tante nazioni (Iraq, Arabia Saudita, Israele, Libano…) e potrebbe arrivare ad attivare quel potenziale nucleare che tutti scongiuriamo. Sono state tante le piazze d’Italia il 25 scorso a manifestare preoccupazione e protesta contro questa ennesima guerra già latentemente in atto.