“Accendi la legalità, l’etica come risposta alla crisi odierna” era il tema del convegno svoltosi sabato scorso nella sede del Consiglio regionale con la partecipazione, tra gli altri, del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro, Nicola Gratteri, e di mons. Samuele Sangalli, presidente della Fondazione Sinderesi che aveva promosso l’evento.
Gratteri è un magistrato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata, in particolare contro la ’ndrangheta che ormai dalla Calabria – ha detto – ha esteso la sua attività non solo in tutta Italia, ma in tutti i Continenti.
Un ruolo coraggioso e scomodo il suo, per il quale – ha ricordato mons. Sangalli “ogni giorno rischia la vita”.
Nella lotta non bastano polizia e magistrature da sole
Tanto che proprio a Catanzaro è nato un “Comitato spontaneo di prossimità” che per sabato 18 gennaio ha promosso una manifestazione davanti al Palazzo di giustizia della città calabrese per manifestare vicinanza al procuratore. Nel convegno è stato infatti sottolineato come la lotta a ’ndrangheta e mafie non può essere affidata soltanto a magistratura e forze di polizia, ma è l’intera società e i singoli cittadini che con il loro comportamento devono sentirsi in prima linea, perché sono solo l’etica e il rispetto delle regole a garantirci una convivenza civile.
La “situazione è drammatica – ha detto Gratteri concludendo il suo intervento. – Noi siamo marci, non abbiamo etica; oggi un avviso di garanzia si ostenta come un merito. Nel lavoro ognuno di noi cominci a fare bene quello per cui siamo pagati. Aiutiamo chi ha bisogno, sporchiamoci le mani, impegniamoci nel volontariato, nel sociale, in politica”. Parole accolte da scroscianti applausi.
Occorre una “ripartenza etica ha sottolineato anche mons. Sangalli – dobbiamo cominciare percorsi diversi, per non precipitare nel baratro che abbiamo davanti. La nostra Fondazione da alcuni anni ha cominciato questo cammino per preparare le persone di domani”.
Il convegno – coordinato da Constantino Cristoyannis, console della Grecia a Perugia – è stato aperto dal presidente del Consiglio regionale, Marco Squarta.
Perchè la ’ndrangheta si sta espandendo così tanto
Dal Canada, in videoconferenza, è intervenuto il prof. Antonio Nicaso, autore di vari libri sulle mafie e la criminalità organizzata. La ’ndrangheta – ha detto – si sta espandendo e radicando in tutto il mondo perché ricorre sempre di meno alla violenza e sempre di più alla corruzione. Non cerca solo i paradisi fiscali per custodire i soldi da riciclare, ma i “paradisi normativi” per agire indisturbata. Gli ingenti guadagni del traffico della droga finiscono in banca, e i soldi riciclati vengono investiti in attività economiche.
’Ndrangheta in Umbria
Il problema del radicamento delle mafie esiste anche in Umbria – ha ricordato il prof. Enrico Carloni, docente di Diritto amministrativo all’Università di Perugia – come dimostrato anche dalla recente operazione, diretta proprio dal procuratore Gratteri, con 27 misure cautelari per presunti appartenenti alla ’ndrangheta, dieci delle quali eseguite nella nostra regione. Il sistema normativo e giudiziario – ha spiegato – “è complesso e farraginoso, una matassa intricata che lascia spazio al malaffare e alla corruzione”.
Da dove viene la ricchezza della ’ndrangheta
La ’ndrangheta – ha aggiunto Gratteri è una potenza economica che in tutti i Continenti sta acquistando “tutto il vendibile”. Nel corso di alcune indagini sono stati bloccati “camion pieni di banconote”. Una ricchezza esplosa negli anni Settanta e Ottanta con i tanti sequestri di persona. Sui monti della Calabria in certi momenti, nel raggio di pochi chilometri, vi erano le prigioni di sei-sette persone sequestrate.
Una valanga di soldi investiti nel traffico della cocaina con altri ingenti guadagni da riciclare. Così la ’ndrangheta si è estesa in tutta Italia soprattutto con gli affari, e senza sparare. “Si uccide di meno – ha detto – perché è più facile corrompere”. Grazie anche alla complicità di “uomini dello Stato”, nella comune appartenza a “logge massoniche deviate”.
Con la crisi economica, troppi imprenditori in difficoltà non si sono chiesti da dove venivano i tanti soldi loro offerti. “Anche la politica – ha proseguito – appare incapace di provvedimenti e ricette di lungo periodo e da tempo ha rinunciato ad investire nella istruzione. Senza istruzione però non c’è cultura”. Anche quella della legalità.
Enzo Ferrini