Perché, per uno strano ribaltarsi dei piani, ci si preoccupa di una cosa che certamente non è in cima alle priorità del Paese e, invece, non ci si cura di quello che è fondamentale, cioè il sostegno alla famiglia, quella vera, l’unica riconosciuta dalla nostra Costituzione, la ‘società naturale’ formata da un uomo e da una donna? Prima di interrogarci sul significato politico e sulle prospettive di quanto è successo al Senato, con il ritiro di un emendamento teso a equiparare convivenze di fatto alle famiglie e l’approvazione contestuale di un ordine del giorno della maggioranza che impegna il governo a varare – nel termine perentorio del 31 gennaio 2007 – un disegno di legge che disciplini le convivenze, comprese quelle omosessuali, cerchiamo di rispondere a questa domanda. Forse perché non abbiamo abbastanza coraggio. Non è accettabile che, invocando casi -limite o situazioni singole, che possono essere tutelate nell’ambito del diritto privato, o interessi di questo o quel gruppo di pressione, si intacchino le architravi della società e ci si privi di quello slancio e di quell’apertura al futuro che sola può venire dalle salde radici dei principi e dell’identità. È il momento di essere molto fermi sui principi e sulle istituzioni. Ci sono temi sottratti alla dinamica degli schieramenti politici. Tanto più che non vale, infatti, assolutamente la corriva argomentazione che l’Italia si dovrebbe omologare ad altri Paesi, come insiste certa propaganda. Non a caso il sistema federale che funziona meglio al mondo, quello statunitense, conosce un larghissimo pluralismo nella legislazione dei diversi Stati, addirittura su un tema cruciale come la pena di morte. L’Europa crescerà nella sua unità solo se saprà tutelare e valorizzare le sue diversità. Ecco allora che il dibattito sui Pacs può essere un’occasione per fare chiarezza e guardare con verità al futuro. A questo dibattito la Chiesa e i cattolici non mancano di partecipare. Proprio in nome di una posizione sanamente laica. ‘La Chiesa come presenza comunitaria pubblica’ ha pieno diritto a pronunciarsi ‘sui problemi morali che oggi interpellano la coscienza di tutti gli esseri umani, in particolare dei legislatori e dei giuristi’, ha ricordato Benedetto XVI ai giuristi cattolici, tracciando da par suo il profilo di una ‘sana laicità’. Il messaggio cristiano assolutamente non è fatto di ‘no’, di divieti, ripete sempre il Papa. La legge morale ‘ha lo scopo non di opprimerci, ma di liberarci dal male e di renderci felici. Sta a noi cristiani – aggiunge il Pontefice – mostrare che Dio invece è amore e vuole il bene e la felicità di tutti gli uomini’. Anche quando, con chiarezza e semplicità, dei rotondi ‘no’ si debbono dire, è proprio per amore della verità e così per investire sul futuro con sicurezza.
È il momento della fermezza
AUTORE:
Francesco Bonini