‘Un uomo che si è lasciato travolgere dall’amore e che ha saputo, con generosità, donarlo a coloro che gli erano vicini, anche nella sua immobilità fisica provocata da una grave malattia’. Con questa immagine forte e viva, il vescovo mons. Paglia ha ricordato Giunio Tinarelli nel corso della celebrazione che ha presieduto, a conclusione della giornata di riflessione, preghiera e condivisione fraterna, nell’anniversario della traslazione del servo di Dio Giunio Tinarelli, organizzata dall’Unitalsi, dal Centro volontari della sofferenza e dall’ufficio diocesano per la Pastorale della salute. Giunio Tinarelli era felice, allegro, viveva la sua vita con una gioia contagiosa. La gente non riusciva a capire da dove gli venisse quell’energia travolgente: non si poteva far altro che sentirla, goderla, farla propria, lasciarsi contagiare. Era una persona ricca di una fede incrollabile, esaltata ancora di più nella malattia e nella sofferenza che lo portò alla morte a soli 44 anni. ‘Il suo è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza – ha ricordato mons. Paglia. – È stata questa la vocazione che ha segnato la sua vita e la sua testimonianza, prima come operaio delle Acciaierie, di un giovane sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio della parrocchia del Duomo, e poi nella malattia che lo colpì appena ventenne’. La poliartrite anchilosante e spondilite (questa la grave patologia che colpì il giovane Giunio) non gli consentirono più alcun movimento, ma non gli impedirono di essere ‘operaio’ nel campo dell’apostolato. Nel 1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes, Oropa, Re, con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo. Dal suo letto Giunio ha sconfitto tante illusioni che rendono triste e amara la vita degli uomini, ricordando che la felicità non sta nell’amare se stessi o nella salute o nella tranquillità, ma che la felicità sta nell’essere partecipi dell’amore del Signore, che la felicità e la pace stanno nell’amare gli altri. E gli amici dell’Unitalsi e del Centro volontari della sofferenza portano sempre nella loro opera verso i malati e i sofferenti l’esempio di Giunio, cercando di dare lo stesso conforto e serenità che lui riusciva a comunicare dal suo letto con gli occhi e il sorriso.
Amore travolgente
Diocesi. Giornata di preghiera nell'anniversario della traslazione di Giunio Tinarelli
AUTORE:
Elisabetta Lomoro