“Oggi è necessario un nuovo impulso nell’attività missionaria della Chiesa per affrontare la sfida di annunciare Gesù morto e risorto”. È l’invito che Papa Francesco lancia nel videomessaggio di ottobre, realizzato dalla Rete mondiale di preghiera del Papa per diffondere ogni mese le sue intenzioni. Lo sfondo sono i 100 anni dalla lettera apostolica Maximum illud di Benedetto XV.
Per questo motivo, e per la vitalità missionaria espressa in questi anni del suo magistero, chiaramente evidenziata nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, Francesco ha indetto il Mese missionario straordinario di ottobre 2019 con il tema “Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo”.
“Arrivare alle periferie – continua il Papa nel videomessaggio – , agli ambienti umani, agli ambienti culturali e religiosi ancora estranei al Vangelo: in questo consiste quella che definiamo missio ad gentes . E ricordare che il cuore della missione della Chiesa è la preghiera. In questo Mese missionario straordinario preghiamo perché lo Spirito santo susciti una nuova primavera missionaria per tutti i battezzati e inviati dalla Chiesa di Cristo”.
Alla vigilia del Mese straordinario, il 30 settembre Papa Bergoglio ha ricevuto in udienza le delegazioni degli istituti missionari di fondazione italiana. “Il fatto di incontrarci alla vigilia del Mese missionario straordinario lo considero provvidenziale ha detto – perché ci permette di riflettere insieme sulla missione e, soprattutto, di invocare su di essa la grazia di Dio”. Il missionario, ha aggiunto, “vive il coraggio del Vangelo senza troppi calcoli, a volte andando anche oltre il buon senso comune, perché spinto dalla fiducia riposta esclusivamente in Gesù.
C’è una mistica della missione, una sete di comunione con Cristo attraverso la testimonianza, che i vostri fondatori e le vostre fondatrici hanno vissuto, e che li ha spinti a donarsi totalmente. È necessario riscoprire questa mistica in tutta la sua affascinante bellezza, perché essa conserva per ogni tempo la sua forza straordinaria”.
La missione – soggiunge – non è “a senso unico”, dall’Europa al resto del mondo. Di qui un ricordo personale da gesuita: “Nella nostra 32a Congregazione generale (sto parlando del 1974) ricordo che si parlava della Compagnia di Gesù in parecchi luoghi, e qualcuno diceva: ‘Forse avremo un superiore generale indiano, o africano…’. In quel tempo era strano. Tutti [i superiori] dovevano essere europei.
E oggi quanti, quante congregazioni religiose hanno superiori e superiore generali che vengono da quelle terre! Anche noi oggi abbiamo un latinoamericano come superiore generale. Si è rovesciata la cosa: quello che nel ’74 era un’utopia, oggi è la realtà”.
E infine: “Con la vostra partenza voi continuate a dire: con Cristo non esistono noia, stanchezza e tristezza, perché Lui è la novità continua del nostro vivere. Al missionario serve la gioia del Vangelo: senza questa non si fa missione, si annuncia un Vangelo che non attrae”.