di Daris Giancarlini
Lo hanno chiamato eroe (“Si logora ogni parola, di più non puoi farle dire”, si legge nel libro di Qohelet …). E se Angel fosse invece, e semplicemente, un ragazzo ‘ben educato’, nel senso letterale di essere stato cresciuto con sani princìpi?
Questo giovane di 20 anni si è lanciato dal tetto di un furgone per salvare un bambino che stava precipitando da un balcone del palazzo adiacente al distributore di benzina e autolavaggio dove Angel, argentino di nascita, da 12 anni in Italia, lavora di giorno.
Di sera studia Informatica a Lodi, il Comune dove risiede. Nel volo compiuto per salvare il piccolo (che sta bene), anche Angel si è ferito. “Ho sempre cercato – ha dichiarato il padre di Angel – di inculcargli valori cattolici.
Siamo molto credenti. In Argentina mio figlio è andato a scuola dalle suore. Non ha mai dimenticato l’insegnamento con alla base l’aiuto al prossimo”. Eroismo del gesto a parte, quello che colpisce e dà sollievo allo spirito è pensare che, in un’epoca in cui tutto sembra uguale a tutto e molti pilastri del vivere civile vengono scalzati da un nulla indistinto e senza speranza, educare bene un figlio possa ancora come ritenevano i nostri genitori – portare dei frutti. Per la persona stessa, e per chi ne incrocia la strada.