Il punto oltre le polemiche sulla ‘questione cattolica’

Le parole di Chiaretti a proposito del 'regime' spingono i cattolici ad assumere un ruolo per dare un maggior contributo 'politico' allo sviluppo della regione

Si continua a discutere sul termine ‘regime’ e su quello che significa in concreto nella questione politica umbra. Ad aprire il dibattito fu un’intervista a mons. Giuseppe Chiaretti, pubblicata sul sito web: www.chiesainumbria.it, nella quale diceva che ‘In Umbria siamo da 60 anni in una certa difficoltà: c’è in giro, anche tra i cattolici, una stanchezza determinata da questi decenni di ‘regime’ che ha fatto sorgere una disaffezione verso la politica: c’è invece l’urgenza di un ritorno all’interessamento di un nuovo impegno’. Da quando l’Arcivescovo si è espresso nei confronti della situazione politico – amministrativa della Regione usando il termine ‘regime’, ci sono state prese di posizione molto diverse le une dalle altre. Vi sono quelle risentite degli ambienti politici di maggioranza, più o meno pacate. Se n’è parlato anche nei giorni scorsi a proposito del dibattito sulla sussidiarietà. In Regione ci sono alcuni che il regime ce l’hanno in testa come modello della società e per questo non amano il concetto e tanto meno la prassi della sussidiarietà. La discussione, che è rimbalzata abbondantemente sui quotidiani locali e sul nostro settimanale, ha trovato un momento di verità con la chiarificazione del pensiero in un’intervista che ci ha rilasciato (vedi La Voce del 27 ottobre). Il Vescovo partiva dalla costatazione della stanchezza e difficoltà dei cattolici di esprimere la propria vocazione alla cittadinanza, in un discorso che pertanto era rivolto principalmente ai cattolici la cui assenza dal dibattito politico ha portato, spiegava il vescovo, ad una certa ‘supplenza’ dei vescovi rispetto al ruolo specifico dei laici. Ribadiamo questo aspetto per sottolineare che il dibattito registrato nei giornali, comunicati, nelle lettere al direttore, si è concentrato sul versante politico (c’è o non c’è questo regime?) segnando una spaccatura netta tra i due fronti, ben riconoscibili, del sì e del no. La ‘questione cattolica’, quella che costituisce il contesto in cui è nata la riflessione di mons. Chiaretti, non è stata toccata se non marginalmente. In qualche modo è stata sfiorata nella relazione del sociologo Luca Diotallevi, quando ha delineato alcune caratteristiche delle parrocchie della diocesi perugina, notando la carenza della formazione socio politica. Un’interessante e, ci pare, nuova maniera di affrontare il tema è venuta da Carlo Liviantoni, vicepresidente della Giunta regionale, che in una nota, inviata anche a noi e pubblicata sul Messaggero del 3 novembre, afferma che la dichiarazione di Chiaretti si rivolge ai cattolici impegnati direttamente nella politica. ‘Interpella proprio me’ dice, e continua: ‘Chiaretti ci chiede conto di come abbiamo vissuto la stagione che la cultura liberal-laicista ha definito regime’ ed elenca passaggi politici e istituzionali nei quali i cattolici (riuniti nella Dc) hanno portato nelle scelte i loro valori di riferimento. Considera, però, che ciò non basta per significare il ruolo dei cattolici in politica, come non basta fare i ‘vigilantes’ alla difesa dei valori della vita e della famiglia, ma occorre ‘l’esercizio pieno e ampio dell’azione politica’ allargando l’attenzione ai temi indicati anche nel documento preparatorio della Chiesa umbra per il Convegno di Verona. Tutto questo però, sostiene Liviantoni, dovrebbe trovare un punto di incontro, di confronto e di progettazione tra coloro che operano direttamente in politica e coloro che fanno parte della comunità ecclesiale. Un punto d’incontro che ancora non è stato trovato, anche se in passato ci sono state varie e interessanti iniziative per favorire un dialogo produttivo tra cattolici inseriti nella politica attiva. Ma forse i luoghi e i tempi dell’incontro e del dialogo dovrebbero essere prima di tutto quelli in cui la gente si trova per vivere le sua identità cattolica, trovando già in essa lo stimolo ad approfondire le motivazioni e gli orientamenti di fondo della vita, considerando la politica non sopra o accanto, ma dentro la vita della gente in carne ed ossa, nella concretezza della storia quotidiana.Sulla linea di Liviantoni, non concordata, si sono trovati anche alcuni altri cattolici impegnati nella politica, con sfumature diverse e con interessanti osservazioni.

AUTORE: Elio Bromuri