Il fumo che fa male. Che fa peggio

Acceso dibattito per il decreto Turco sul raddoppio delle dosi consentite di cannabis

Si potranno detenere fino a 1.000 milligrammi di cannabis, inteso come principio attivo. Ossia un grammo. In tasca, da 20 “spinelli” leciti si passa a 40 considerando come dose media 25 milligrammi di tetraidrocannabinolo. E sarà ancora “uso personale”, passibile solo di sanzione amministrativa. Lo ha deciso il ministro per la Salute, Livia Turco, con un decreto, firmato insieme ai ministri Clemente Mastella (Giustizia) e Paolo Ferrero (Solidarietà sociale). Atto governativo che precede, come ha spiegato la stessa ministro, la riforma della legge sulle tossicodipendenze “Fini-Giovanardi”.

Lo scopo è spiegato dalla stessa Turco: cercare di mandare in carcere meno giovani possibile per aver fumato uno spinello. Fumare fa male. Fumare droga fa peggio. Scientificamente è provato che fumare (anche le sigarette) fa male ai polmoni e provoca il cancro. Fumare cannabis crea danni pure al sistema nervoso centrale, specie nei giovani. Su questo non ci piove. Tant’è vero che l’Italia ha speso molto in campagne contro il fumo “normale” che hanno dato risultati positivi (nel senso che i fumatori sono calati) e ha varato una legge sacrosanta per cancellare il fumo dai luoghi pubblici. Adesso, invece, si aumenta la possibilità di fumare sigarette “truccate” all’hashish. Spaccato il mondo politico italiano (che, però, giusto qualche settimana fa, era stato piuttosto compatto nel bloccare la messa in onda del servizio della trasmissione “Le Iene”sul suo stesso consumo di droghe, invocando la legge sulla privacy), spaccato anche quello delle comunità terapeutiche. Fra i preti contrari al decreto Turco, accanto a don Antonio Mazzi, c’è anche don Pierino Gelmini, anima della Comunità Incontro di Amelia.

Don Gelmini: decreto contro la vita

Proprio a quindici anni dal convegno di Vietri sul Mare, da oggi fino a domenica prossima (17-19 novembre, Molino Silla, Amelia), don Pierino ospiterà i suoi “ragazzi Doc”, ossia quei giovani che da almeno cinque anni e fino ad oltre quaranta, lasciata la Comunità Incontro, hanno realizzato il loro progetto di vita: una famiglia, un lavoro, una piena identità sociale, un vero recupero dalla droga. “Provvedimenti del genere producono degli zombi – afferma don Pierino, commentando il decreto Turco – in caso di critica, anche velata, sull’uso della cannabis, i genitori sentiranno i loro figli rispondere: se la legge lo consente e aumenta pure la dose, allora la canna non fa male. Ma non c’è nulla di più errato e diseducativo. Qui si incitano i giovani al lassismo. E io so bene che tutti coloro che hanno toccato il fondo dell’eroina hanno iniziato con gli spinelli”.

Don Albanesi: meno giovani in galera per le canne

“Certo che – continua don Pierino – a livello farmacologico, l’eroina fa più danno di una ‘canna’, ma a livello psicologico e spirituale il danno è lo stesso: chi ricorre all’uso delle droghe ha in sé un grande vuoto esistenziale, che né la famiglia, né la società hanno riempito. In tal senso, definisco il decreto Turco contro la vita, contro ogni spirito di sacrificio: un malcostume sociale”. Più possibilista sugli effetti del decreto Turco è invece il fondatore delle Comunità di accoglienza di Capodarco (Cnca), don Vinicio Albanesi: “I giovani vanno educati, ad iniziare dalla famiglia. Poi sapranno fare le scelte giuste e non si drogheranno mai. Ma se il decreto Turco può mandare meno giovani in galera per le ‘canne’, allora tale provvedimento mi sta bene. Perché se entrano nelle carceri italiane, poi è sicuro che usciranno delinquenti, tossici e spacciatori”. La preoccupazione è condivisa da molti, ma i contrari al provvedimento della Turco si chiedono se 40 spinelli in tasca è davvero un aiuto ai giovani o non è, piuttosto, un facilitare la vita agli spacciatori.

AUTORE: Paolo Giovannelli