Chiesa nasce a nuiva vita

Montefalco. Riaperta al culto la collegiata di San Bartolomeo, chiusa nel 1997

Nove anni chiusa a causa del terremoto. Questo il verdetto che il violento sisma decretò, nel 1997, per la chiesa collegiata di San Bartolomeo a Montefalco. Un’attesa, però, premiata dallo splendore cui è tornato il più importante luogo di culto della suggestiva cittadina umbra. Dinanzi a un migliaio di montefalchesi, con in testa il primo cittadino, Valentino Valentini, l’arcivescovo Fontana, il giorno dei Santi, ha presieduto la celebrazione di dedicazione del nuovo altare. Il presule, di fronte ad un’assemblea partecipe, ha colto l’occasione per dire con chiarezza che i cristiani devono ‘correre’ bene la vita, con gli occhi rivolti a Cristo. ‘La vita – ha detto mons. Fontana – è un segmento: è fisso il giorno in cui nasci, ma è fisso anche il giorno in cui muori. Se veramente vuoi aiutare Cristo e mostrarti suo fratello più piccolo, guarda al paradiso e non avere paura; fai la tua strada, facciamo la nostra strada, solo insieme si fa la Chiesa, insieme si va in paradiso’.Alla suggestiva cerimonia erano presenti molti giovani della parrocchia, numerose nuove famiglie con prole. Ma anche gli anziani e le persone di mezza età non sono volute mancare all’atteso momento. I più in là con gli anni ricordavano una chiesa buia e poco accogliente; i più giovani, forse, non l’avevano neanche mai vista, o ne avevano solo un vago ricordo. Con i lavori di restauro si è cercato di riconsegnare alla comunità di Montefalco non un monumento, ma un luogo che inviti alla preghiera, alla condivisione e alla carità. Un luogo che sia anche radicato nel territorio. Proprio per il suo legame con il territorio è stato fondamentale recuperare l’edificio nella parte strutturale. Il terremoto aveva provocato il distacco di parte dell’affresco della crocifissione posto nell’abside e messo in pericolo le coperture della stessa abside, del campanile e dei locali attigui alla chiesa. I restauri sono stati anche l’occasione per bonificare un’area di 120 metri quadri situata sotto l’attuale abside. Presumibilmente si tratta della primitiva chiesa. Per riportare alla luce questa superficie è stato necessario smantellare parte dell’abside e del vano attiguo, con la creazione di un solaio che permettesse lo svuotamento dello spazio sottostante, pieno di materiale terroso e di ossa umane. Per mancanza di fondi non è stato possibile riconsegnare quest’area, ma sicuramente il ritrovamento è importante da un punto di vista conoscitivo e archeologico. Le mura sono state recuperate; mancano all’appello alcune opere d’arte conservate in San Bartolomeo. Ora tutti al lavoro per costruire la Chiesa viva.

AUTORE: Francesco Carlini