Qual è il rito essenziale nel sacramento dell’Ordine? Che senso ha l’imposizione delle mani da parte di tutti i sacerdoti presenti? La preghiera di ordinazione insegna qualcosa di particolare sul “ministero”?
Siamo arrivati con la nostra riflessione al rito essenziale del sacramento dell’Ordine, per tutti i suoi tre gradi (episcopato, presbiterato, diaconato), ossia l’imposizione delle mani sull’ordinando e la preghiera di ordinazione da parte del vescovo celebrante. Precede la lunga e densa preghiera consacratoria il gesto di imposizione delle mani, già presente nel Nuovo Testamento e riportato poi davarie testimonianze antiche, prima fra tutte laTraditio apostolica .
Quest’ultima riferisce che, già nel II-III secolo, l’ordinazione dei presbiteri prevedeva l’imposizione delle mani da parte del vescovo, per conferire lo Spirito santo, e da parte dei presbiteri presenti, per rendere visibile l’aggregazione al presbiterio. A questo gesto – eseguito in silenzio – segue la preghiera di ordinazione ripresa dal Sacramentario veronese,un antico libro liturgico, seppure chiaramente riadattata nell’attuale Rituale.
Essa si apre con la parte anamnetica in cui il vescovo si rivolge a Dio Padre ricordando come lungo la storia della salvezza Dio stesso abbia disposto diversi ministri affinché potessero condividere lo stesso spirito di Mosè, Aronne, del Cristo e dei suoi apostoli, in spirito di collaborazione.
Seguono la citazione dei settanta anziani convocati nella “tenda del convegno” per cooperare con Mosè nel governo del popolo di Dio (Nm 11,1625); poi dei figli di Aronne scelti per il servizio liturgico (Es 28,1; 29,35) e infine dei collaboratori degli apostoli che, insieme con loro, sono stati scelti per l’annuncio e l’attuazione dell’opera della salvezza.
Sono così sottolineate non solo le figure bibliche di riferimento, ma anche le dimensioni nelle quali il ministero presbiterale si svolge: governo, culto e predicazione. Tutte e tre da comprendere nella logica della collaborazione con il vescovo, successore degli apostoli, e nella logica del servizio al popolo di Dio.
La preghiera prosegue con la parte epicletica , con la richiesta di aiuto al Signore affinché doni nuovi collaboratori “per l’esercizio del sacerdozio apostolico” e doni loro “lo Spirito di santità” perché possano adempiere fedelmente al ministero loro affidato e guidare tutti “ad un’integra condotta di vita”.
La preghiera si conclude con tre intercessioni che riprendono nuovamente le tre dimensioni del ministero ordinato, indicandone i frutti. Mediante la predicazione infatti i presbiteri devono far fruttificare e far conoscere il Vangelo su tutta la terra; devono poi essere fedeli dispensatori dei “misteri” del Signore affinché il popolo sia battezzato, nutrito alla mensa eucaristica, riconciliato con Dio e sollevato nella malattia; infine, implorino la misericordia di Dio per l’umanità affinché tutte le genti diventino un unico popolo.
Don Francesco Verzini