Si sono conclusi la scorsa settimana, a Roma, i lavori del III Osservatorio sull’imprenditoria femminile artigiana in Italia, nel corso dell’ottava convention nazionale di Confartigianato Donne impresa. Sono 80 mila le piccole e medie imprese italiane gestite da donne. Per le donne a capo di imprese artigiane, i problemi sono doppi: ci sono quelli da imprenditrice e quelli legati alla famiglia. Eccone qualcuno del primo tipo. A parlare è la presidente del gruppo Donne impresa di Terni, Carla Coletti, 57 anni, due figli, ternana. Nel 1978, insieme al marito, fondò la legatoria industriale Coletti, che confeziona libri; ha una filiale anche a Viterbo. Artigiane: i problemi da impresa”La nuova Finanziaria ci penalizza: troppe tasse – afferma Coletti. – Indirizzare poi il trattamento di fine rapporto (Tfr) verso la previdenza complementare è una mossa del Governo che toglie troppa liquidità alle nostre aziende artigiane, e che penalizza quelle con più dipendenti. Siamo alle solite: l’artigiano non è protetto, anche se noi artigiani portiamo molte risorse allo Stato. La grande industria – continua l’imprenditrice ternana – ha più aiuti, usa con facilità la cassa integrazione e riesce a risanare i bilanci, mentre per le nostre aziende c’è solo il 15 per cento di finanziamento a fondo perduto, ma solo se facciamo forte innovazione tecnologica. Cosa che non sempre ci conviene: anche i nostri macchinari vanno ammodernati, ma spesso non serve sostituirli del tutto: sarebbe solo uno spreco’. ‘ e quelli da mammaEcco invece un esempio di problemi del secondo tipo, di quelli legati alla famiglia. Ancora la signora Coletti: ‘Discutiamo da anni sulla necessità dei servizi per l’infanzia nelle zone industriali – spiega – che sarebbero fondamentali per tutte le donne in attività, imprenditrici e lavoratrici. Invece niente, continuiamo solo a parlarne, anche nei nostri incontri. Eppure sarebbe molto importante che lo Stato ci desse almeno la possibilità di scaricare i costi delle baby sitter a cui molte di noi affidano i propri bambini, e lo stesso potrebbe essere fatto per le badanti straniere che assistono i nostri anziani. Se questo avvenisse, si potrebbero creare anche nuovi posti di lavoro e in regola. Per ora, però, sono solo chiacchiere e questi costi ricadono direttamente sempre e solo su noi donne’. Secondo i dati diffusi da Confartigianato, in Italia sono 364.885 le imprenditrici artigiane: operano soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, dove si concentra la maggior parte delle piccole e medie imprese al femminile. Il 51,2% ha iniziato l’attività per continuare la tradizione familiare avviata dai genitori o da altri parenti. Il 34,5% ha fondato direttamente l’impresa, il 14,3% ha rilevato l’azienda o ne è diventata socia. Il 57% delle artigiane vorrebbe lasciare l’attività ai figli: il 46,7% la lascerebbe in eredità al maschio, perché ‘ha più possibilità di carriera’, mentre il 40% alla femmina, perché ritenuta ‘più affidabile’.
Donna artigiana tra due fuochi
Carla Coletti, di Donna impresa: 'Da un lato il lavoro, dall'altro i figli'
AUTORE:
Paolo Giovannelli