E tra le tante cose Belle che può capitarti di fare nella vita c’è quella di coordinare un Grest.
Ma cosa significa? Grest vuol dire “gruppo estivo”, è un centro estivo sui generis, organizzato dagli oratori parrocchiali che in tutta Italia ogni anno condividono un tema. Coordinarne uno significa organizzarlo in ogni sua sfaccettatura… e sono davvero tantissime!
Un Grest è un ventaglio di possibilità che ti si palesano davanti: un numero spropositato di animatori e/o di bambini, le cuoche e la cucina, l’allestimento dell’oratorio, lo scotch che si perde ogni mezz’ora, i pennarelli che finiscono, le ginocchia sbucciate, i palloni che si bucano e quelli di spugna che si sbriciolano, la norcina più buona del mondo, lo sciopero della fame perché si è perso al gioco, le lacrime, i fazzoletti che non si trovano mai e le maniche della maglietta che sono perfette per pulire nasi e occhi dei bambini, i sorrisi più sinceri, gli abbracci più profondi…
Ma questo è solo una pennellata dei mille colori del Grest. Si ha a che fare con tante vite: vite vere, piccole, giovani. A volte entusiaste, a volte spaventate, curiose. Vite che a volte troppo presto hanno domande abissali a cui neanche noi grandi sappiamo o possiamo rispondere.
E tanto spesso ti resta nel cuore il desiderio di fare di più, di donarti di più, di amare di più. E ci provi. 21 giorni per amare: questo è il Grest per un adolescente. 21 giorni in cui donarsi senza riserve, mettendo in pausa il resto della vita. Standoci dal lunedì alla domenica, ché poi arriva lunedì di nuovo e si riparte.
Cervelli che senza sosta friggono per pensare a come organizzare nel miglior modo possibile il gioco, la riflessione sul Vangelo, come poter entrare in empatia con quel bambino un po’ più difficile degli altri, che preferisce calciare piuttosto che abbracciare.
Mani che si sporcano di vernice, polvere, che imparano ad usare trapani, sega e martello per catapultare un centinaio di bambini all’isola che non c’è, che poi è l’isola che c’è, ma questo chiedetelo ad uno di loro!
Coordinare un Grest significa anche guardare da un’angolazione privilegiata tutto questo: da vicinissimo, ma da lontano… Da perderci la vista per quanta meraviglia si può scorgere nello scambio di sguardi tra un adolescente e un bambino.
E ci sono tante altre cose: burocrazia, spese, genitori, fili che esplodono, litri di ghiaccio e di Betadine, “lo schioppo del sole”, i punti del torneo, le medaglie… In tutto ciò, nonostante la pelle appiccicosa e l’odore inenarrabile del momento, resta un cuore stanco, ma Pieno. Sereno.
Guardo i “miei” ragazzi animatori e mi stupisco, di nuovo, anche quest’anno, di come cambino i volti! Anche se sono più stanchi, più scavati, sono luminosi. “E quanto sono belle le occhiaie di chi si consuma per amore!”
E penso che, consapevoli o no, i miei ragazzi oggi assomigliano tanto a Gesù. Riconosco quella semplicità e naturalezza nel donarsi, quel sapore di casa, di amore gratuito per niente umano in cui da venti giorni siamo immersi. “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.
Perché, come tanti anni fa scrisse sul suo disegno una bambina, Grest è l’anagramma di una profonda verità: “Gesù Risorge E Stupisce Tutti”.
Ed è proprio così: anche oggi, anche qui!
Gesù risorge e stupisce tutti!
Francesca Ragnacci