Perugia 1416, la Quintana e le altre. Chi produce gli abiti d’epoca?

Come per molte altre rievocazioni storiche, anche tra i cinque rioni perugini, in vista della quarta edizione di “Perugia 1416”, si è lavorato per mesi “in sartoria”. Quella degli abiti medievali e d’epoca in generale è una delle attività che viene più curata tra gli organizzatori degli appuntamenti culturali e folkloristici che si svolgono nella nostra regione.

Infatti, in ogni palio, festa e gara che rispecchino fatti e rievocazioni, il corteo con carri e figuranti rappresenta un momento gradito agli occhi dei turisti e partecipanti. Non si tratta di una semplice sfilata di abiti d’altri tempi, ma di quadri viventi e scene che si vestono con costumi creati con una ricerca storica più veritiera possibile su ciò che era l’abbigliamento in secoli tanto lontani dai nostri.

Per la realizzazione degli abiti, lavoro assiduo di tante maestranze, vengono presi in esame non solo affreschi, quadri e miniature, ma anche scritti e manuali che descrivono gli usi e costumi nelle epoche passate. Tra essi, ad esempio, le “leggi suntuarie”, dettami legislativi e religiosi che limitavano il lusso nella moda maschile e femminile, soprattutto del periodo medievale.

Ricreare costumi d’epoca non è facile, ma molti dei rioni, Porte, terzieri delle città interessate da rievocazioni storiche si sono organizzati negli anni con “sartorie proprie”, dove artigiani e volontari realizzano abiti con impegno e competenza durante tutto l’anno, per essere pronti da indossare nei giorni delle feste celebrative, per i propri figuranti e per chi desidera prenderli a noleggio.

E così si creano costumi che possono valere fino a cifre elevate, distinguendosi per la meticolosa riproduzione e per la qualità dei materiali. Nel territorio umbro esistono alcune sartorie professionali prestigiose, pluripremiate, che realizzano abiti teatrali e cinematografici di livello molto alto, e che mettono a disposizione la loro competenza nel creare pezzi unici destinati alle varie manifestazioni che ne fanno richiesta.

Le sartorie più note in Umbria

Tra queste fucine di pregio citiamo alcuni esempi, come la sartoria Gelsi “Costumi d’arte” di Daniele Gelsi di Gualdo Tadino, Afm sartoria di Montone, la sartoria Menghini di Foligno, “Dame et cavalieri” di Cinzia Rosignoli ad Assisi, “Arte in costume” di Maria Cristina Gori a Monteleone d’Orvieto, “L’Arlecchino” di Francesca Porrozzi a Ponte Valleceppi e “Divertilandia” con sede a Perugia.

Gli abiti realizzati per queste rievocazioni sparse per tutta l’Umbria vengono nella massima parte presi in affitto dai figuranti stessi che li indossano. In percentuale minore, vengono anche acquistati.

I soldi versati alle sartorie “di appartenenza” servono a sostenere le varie realtà associative, coprendo le spese di stoffe e accessori per la realizzazione dei costumi. Abiti che negli anni creeranno un patrimonio oggettivo e culturale tale da accrescere il prestigio delle comunità che si impegnano, con amore e sacrificio, a mantenere vive le tante tradizioni del nostro splendido territorio.

Anna Maria Angelelli