Il numero due di Al Qaeda, il monumentale dott. Al Zarqawi, ha sparato un paio di cannonate, lilialmente ideali, stavolta. In primo luogo il dottore ha chiesto al Papa e a tutti noi cristiani di convertirci all’islam. La mia prima reazione è stata di sarcasmo: ‘Come no!? Ma’ dottore, quanto tempo ci dà? Un paio di settimane? Un mese?’. La mia seconda reazione, di segno opposto, affonda nell’attitudine connaturata in ogni cristiano, a cogliere sempre e comunque il positivo, anche nelle affermazioni più strabiche e stralocchie: ‘Va bene, dottore, ma a patto che anche lei e i suoi si convertano al cristianesimo’. ‘Convertirsi a vicenda’: voglio dire ‘prendersi reciprocamente sul serio, fino in fondo’. Non è qui lo snodo dell’autentico dialogo interreligioso? Io cristiano prendo in mano il Corano come se fosse il Vangelo, io musulmano prendo in mano il Vangelo come fosse il Corano. In secondo luogo il dottore ha sfidato il Papa a battaglia, in un campo che finora non aveva mai figurato nel durissimo contenzioso che ci oppone agli amici del dottore. ‘È nel campo delle buone opere che vi sbaraglieremo’. Sfida grandiosa, entusiasmante albo signanda lapillo. Battiamoci a forza di buone opere a vantaggio dei più deboli. Sfida che va raccolta, stampata in miliardi di esemplari, distribuita gratis a tutti, cristiani o musulmani che siano. Hasta la vista! Una sfida che la scorsa settimana è stata preconizzata anche da questa nostra abat jour baluginante (Comme si, comme Èa) in questo sperduto angolo del mondo che chiamano Umbria, da un giornale che tira qualche copia in meno del Corriere della Sera. L’accoglienza dei poveri come momento decisivo dell’evangelizzazione, questo dicevamo. Non tanto per loro, per i poveri cioè, quanto perché la Chiesa sia quello che è. Sant’Ubaldo e i vescovi del suo tempo: Nullum oratorium sine hospitio. I poveri accolti come meritano accanto ad ogni luogo di preghiera, oggi in ogni parrocchia. In nome di quel Dio che ovunque, tra i cristiani e tra i musulmani, vuole che gli ultimi siano i primi (dalla II colletta supplementare della XXV domenica del tempo ordinario). Siano, non vengano considerati. Lo siano perché lo sono. Uomo, sii quello che sei. E dunque Chiesa, sii quello che sei: firmato Immanuel Kant. La presenza dei poveri nel cuore dell’evangelizzazione. Però’ hasta la vista! La presenza dei poveri, e non solo di generiche iniziative per combattere la povertà, e neppure della stima per i poveri. Il povero in carne ed ossa. Non il concetto di povero. Perché i concetti sono utilissimi, ma troppo facilmente manovrabili: li sposti a piacimento e loro nemmeno si lamentano. Ma il Signore si aspetta da noi che, nel costruire il mondo, lo intessiamo non solo di concetti, ma soprattutto di persone. A cominciare da quelli che, persona, lo sembrano di meno.
La proposta del dottore
AUTORE:
Angelo M. Fanucci