“Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita. Sono contento di morire perché ho vissuto la mia vita senza sciupare neanche un minuto di essa in cose che non piacciono a Dio”. Sono alcune delle frasi più note di Carlo Acutis, il giovane venerabile morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante, il cui corpo, sabato 6 aprile, viene sepolto nel santuario della Spogliazione ad Assisi. Papa Francesco, nell’esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit, offre ai giovani Carlo Acutis come modello per un uso positivo dei nuovi mezzi di comunicazione.
Sul ragazzo e san Francesco mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, ha scritto il libro Originali, non fotocopie. Carlo Acutis e Francesco d’Assisi . A lui chiediamo di parlarci di questi due testimoni di santità.
Il corpo di Carlo sarà traslato dal cimitero di Assisi al santuario della Spogliazione: come mai questa scelta?
“Il santuario della Spogliazione è legato al gesto del giovane Francesco che si spogliò di tutto fino alla nudità per esprimere il suo amore a Cristo e mettersi al servizio ai poveri. Per giungere a quella scelta radicale il giovane assisano non era stato solo. Il suo vescovo Guido lo aveva consigliato e guidato. Davvero una bella esperienza di accompagnamento.
Proprio per questo, scrivendomi in occasione dell’erezione del nuovo santuario, Papa Francesco lo qualificò ‘luogo propizio per il discernimento vocazionale dei giovani’. Mi è sembrato che la presenza delle spoglie mortali di Carlo in questo santuario potesse essere di grande incoraggiamento ai giovani. Li aiuta a porsi l’interrogativo sul senso della vita e ad affrontare coraggiosamente il problema della vocazione”.
San Francesco e Carlo Acutis sono due testimoni di epoche molto diverse. Cosa li accomuna?
“È vero, le diversità tra i due sono tante. Ma c’è anche tanto che li accomuna. Li unisce certamente l’amore per l’Eucaristia. Francesco si estasiava di fronte al mistero del Figlio di Dio che ogni giorno – com’egli diceva – scende dal suo ‘trono regale’ sui nostri poveri altari. Il giovane Carlo faceva di tutto per non mancare alla messa e all’adorazione quotidiana. Ideò una mostra sui miracoli eucaristici.
Diceva dell’eucaristia che era la sua ‘autostrada per il Cielo’. Altro elemento è l’amore per i poveri: se Francesco di Assisi li mise al centro del suo cuore, Carlo Acutis, per quanto possibile alla sua età, non si limitò a fare delle elemosine, ma considerò i poveri dei veri amici. Al suo funerale se ne presentarono tanti e la stessa mamma se ne meravigliò. Carlo li aveva amati e serviti senza metterlo in mostra”.
IL PROGRAMMA AD ASSISI
Il percorso del corteo dalla basilica di San Francesco
Venerdì 5 aprile ore 17 il corteo con la salma del venerabile Carlo Acutis partirà dalla Basilica Inferiore di San Francesco per arrivare nella cattedrale di San Rufino dove ci sarà la messa solenne con i vescovi umbri, presieduta dal presidente della Ceu, mons. Renato Boccardo. Alle ore 21 ci sarà una veglia di preghiera, presieduta da mons. Paolo Martinelli, ofm Cap., vescovo ausiliare di Milano. Sabato 6 aprile alle ore 16 il corteo dalla cattedrale di San Rufino giungerà al santuario della Spogliazione per la traslazione del corpo. Seguiranno alle ore 17 la messa presieduta dal vescovo mons. Domenico Sorrentino e il rito della tumulazione del corpo del venerabile Carlo Acutis. Domenica 7 aprile alle ore 11 messa nel santuario della Spogliazione presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei.
San Francesco ci offre un modello di santità radicale, che può sembrare difficile da raggiungere. Carlo, invece, ci mostra “la santità della porta accanto”: secondo lei è più alla portata dei giovani di oggi, questo santo dei “nativi digitali”?
“Chi guarda Francesco non può non ammirarlo. Non a caso tanti – talvolta anche non credenti – si inchinano al suo genio, che illumina tanti aspetti dell’esistenza. Magari si dimentica che egli fu innamorato di Cristo, ma lo si ammira per il suo messaggio sulla pace, sulla custodia del creato, sul rispetto degli altri.
È il Santo che seppe dialogare con il sultano in tempo di crociate. Una santità davvero straordinaria. Carlo imboccò la strada di una santità del quotidiano, vivendo come un normalissimo giovane del nostro tempo, ma con la limpidezza degli occhi e del cuore, mettendo in tutte le cose il sapore del Vangelo. Nel mio libro, riferendomi al lettore – ma lo dico anche a me stesso! –, rivolgo un invito: se non sai fare come Francesco, almeno fa’ come Carlo!”.
Papa Francesco, nell’esortazione apostolica post-sinodale dedicata ai giovani Christus vivit, porta l’esempio del venerabile Carlo Acutis, che, in modo creativo e geniale, “ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza”.
“Carlo è un trascinatore. Specie dei giovani. È incredibile come, in poco tempo, sia ormai conosciuto in tutto il mondo. Proprio il suo essere un ‘nativo digitale’, con un grande talento per l’informatica, affascina. I giovani abituati a smanettare con i telefonini lo sentono uno di loro. Al tempo stesso, colgono la differenza. Hanno in Carlo un testimone di come si possa vivere nel mondo di internet senza esserne travolti, governando la rete e non subendola.
Facendone anzi una rete di bontà, posta ad arginare quell’inondazione di negatività che purtroppo miete tante vittime. Carlo è un vero maestro di una rete del bene. Il Papa, mettendo in guardia dal rischio dell’omologazione, frutto dei meccanismi del consumo e dello stordimento, ricorda una frase di Carlo: ‘Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie’.
Quanto Carlo, nella sua breve vita, ha saputo, in modo originale, seguire la sua strada verso la santità?
“L’originalità di Carlo è nella sua stessa santità. Il suo è un modo semplice, feriale, di fare il bene. Egli spiega così che la santità non è fatta di cose straordinarie. Giustamente mette in guardia dal rischio di arrendersi al ‘così fanno tutti’. Il Vangelo non intrappola, non incatena, al contrario lascia che si sprigionino i desideri più profondi, quelli che hanno a che fare non con l’effimero, ma con l’eterno. E, dunque, ci fanno essere profondamente noi stessi, davvero ‘originali’, capaci di una vita bella, autentica, generosa”.
Carlo amava dire: “Non io, ma Dio”. In un mondo che cerca di accantonare Dio e mettere noi, con il nostro smisurato ego, davanti a tutto, quanto un ragazzino morto a soli 15 anni insegna a tutti?
“Impressionante la maturità spirituale di Carlo. La sua scelta radicale di Dio riecheggia quella di Francesco d’Assisi nell’atto della spogliazione: ‘Non più padre Pietro di Bernardone ma Padre nostro che sei nei cieli’. Francesco non aveva più nulla, ma aveva ormai frate sole, sora luna, sora acqua, frate focu… Aveva tutto, perché aveva Dio. Carlo, senza gesti clamorosi, fece altrettanto. Entrambi si spogliarono di sé e si riempirono di Dio. Oggi insieme, nel santuario della Spogliazione, si fanno educatori dei giovani, proponendo Gesù come segreto della vita”.
Gigliola Alfaro