di Daris Giancarlini
Leggo dal libro La grande ignoranza di Irene Tinagli (pp. 265, ed. Rizzoli): “In politica è così: le persone con idee troppo articolate e autonome spesso non vengono chiamate intelligenti ma arroganti, presuntuose o, come si suol dire spesso tra i dirigenti di partito, politicamente inaffidabili, perché potrebbero non allinearsi sempre alla parola e ai dettami del capo.
A meno che la competenza non sia accompagnata da una incondizionata devozione, allora diventa accettabile, anzi ‘una risorsa’. Il politico meno competente, invece, sarà certamente più fedele, perché ha meno alternative fuori dalla politica… e avrà più probabilità di fare carriera. Per molti politici, circondarsi di persone molto preparate ma autonome rappresenta un rischio, un elemento di imprevedibilità, che potrebbe portare anche seccature… A vincere sono i mediocri, gli incompetenti consapevoli, che sanno di potersi giocare una sola carta: quella della fedeltà assoluta”.
Fin qui, la Tinagli. C’è poco da commentare. Casomai c’è da rabbrividire.