I doveri del ministro Salvini

di Pier Giorgio Lignani

È lecito credere che quell’imprenditore emiliano che sta in carcere con una condanna per tentato omicidio ai danni di un ladro, in realtà abbia sparato involontariamente perché aveva inciampato, come dice lui. È vero che le sentenze dei tre gradi di giudizio affermano il contrario dopo un’attenta analisi delle prove, ma, dopo tutto, i giudici non hanno visto i fatti con i propri occhi.

Questo dubbio comunque può pensarlo e dirlo l’uomo della strada, che pure, a sua volta, non ha visto nulla. Il ministro dell’Interno, no: come uomo dello Stato, deve tenere le sentenze come Vangelo. Salvini non può nemmeno dire che, se si cambiasse la legge sulla legittima difesa, quell’uomo verrebbe assolto: perché una volta escluso che il colpo sia partito involontariamente, le circostanze del fatto erano tali che si sarebbe comunque fuori del perimetro della legittima difesa, non solo con la legge esistente ma anche con quella più larga che Salvini vorrebbe.

Resta l’argomento della tensione emotiva, che non assolve lo sparatore ma induce a guardarlo con occhio benevolo (e di certo i giudici ne hanno tenuto conto nella determinazione della pena).

È l’argomento di chi dice che la gente onesta e lavoratrice è esasperata dai furti e reati affini, tanto frequenti quanto impuniti; anche il protagonista di questa storia aveva subìto un centinaio di furti, fra quelli riusciti e quelli solo tentati, e non aveva mai visto mettere in prigione qualcuno. È così che, alla fine, gli onesti pensano ad armarsi e a difendersi da soli, e se passano il limite – si dice ancora – vanno capiti.

Bene, mettiamo che le cose stiano proprio così. Ma, di nuovo, dobbiamo fare una differenza fra le conclusioni che tira il privato cittadino e quelle che tira il ministro dell’Interno. Il Ministro è il responsabile politico dell’ordine pubblico, della sicurezza dei cittadini e della pace sociale. Se questi valori sono in pericolo – e lo sono – è un problema suo, e non può cavarsela incoraggiando i cittadini ad armarsi, dando loro la licenza di uccidere. Se gli onesti sono indifesi, difenderli tocca a lui , con gli strumenti della Legge.