Lo scorso 29 dicembre, presso i locali del Centro di accoglienza di Todi, era stata organizzata una serata di musica – tra gli ospiti, infatti, vi sono musicisti bravissimi – per il tradizionale scambio di auguri tra volontari, operatori, familiari e ospiti.
La chiusura
La notizia però della chiusura (su esplicita richiesta del Comune di Todi alla prefettura di Perugia) del Centro di accoglienza straordinario, che sarebbe avvenuta solo due giorni dopo, il giorno dell’ultimo dell’anno, ha colpito e rattristato tutti, come un messaggio che tradiva profondamente il Natale cristiano che la Chiesa e la città aveva appena celebrato.
Si è trattato dell’allontanamento di 10 persone di varia nazionalità, ospiti della diocesi di Orvieto-Todi tramite la Caritas di Todi, che stavano frequentando la scuola, che stavano affrontando l’iter burocratico previsto dalle leggi per l’ottenimento del permesso di soggiorno: tutte persone che si erano sempre comportate civilmente e nel rispetto delle norme.
Il lavoro svolto
Non abbiamo né l’intenzione né la competenza per entrare nel merito della richiesta del Comune. Non siamo giuristi né politici e rispettiamo il lavoro delle istituzioni. Siamo, questo sì lo rivendichiamo, persone che per mandato del Vescovo e della Chiesa hanno cercato di accogliere chi aveva bisogno, indipendentemente dal colore della pelle, fin dal 1994, attualizzando lo statuto del vecchio istituto Crispolti. Tanto che a Todi, accanto agli stranieri sono accolti, oggi, gratuitamente, più di dieci “todini” in difficoltà, e una mensa è sempre aperta, compresa la domenica. Tutto ciò, spesso nell’indifferenza generale.
Perché ce lo dice il Vangelo
Se non si volesse tornare al Vangelo di Gesù per capire il perché di questi gesti, basta ricordarsi che la parola “ospedale”, che pronunciamo tante volte e che desideriamo per noi che sia il luogo più accogliente possibile, deriva propria da questa tradizione cristiana orientale e occidentale di accoglienza di chi è privato dell’essenziale.
Non riteniamo giusto, soprattutto, senza una conoscenza precisa dei fatti e delle modalità organizzative, accampare per questa decisione amministrativa motivi di mala gestione o di disordine pubblico o, peggio, di interessi privati, peraltro legittimi e rispondenti alle leggi che regolano il lavoro nel nostro Paese.
Ci spiace poi per le due persone che, a causa di questa decisione, hanno perso il lavoro, e per le loro famiglie. Ma, ancora di più, queste vicende sono il segno anche a Todi – piccola città in vertiginoso calo demografico e di opportunità lavorative – di quella crisi che è antropologica e valoriale, prima che economica e sociale.
Secondo il pensiero del Papa
La stessa che costringe il Papa a rimettere davanti a tutti la realtà della fede, quella del dovere del rispetto dell’imperativo morale di garantire ai migranti la tutela dei diritti fondamentali e rispettarne la loro dignità. Anche loro hanno “bisogno di Dio, e di amore gratuito”. Anche i migranti, come noi tutti, sono persone concrete, volti, nomi, storie da rispettare. Altrimenti il vero “estraneo” sarebbe dentro di noi: sarebbe la mancanza di misericordia.
Marcello Rinaldi