La carità trova casa a Norcia

Presentato il progetto della casa-famiglia, nata presso l'ex convento degli Agostiniani. Un esempio tangibile di 'sussidiarietà orizzontale'

Anche Norcia avrà una ‘casa – famiglia’ e già a partire dal nome stesso è facile intuire che tale struttura sarà in grado di ospitare quelle persone, in particolar modo ragazzi portatori di handicap con più o meno problemi, che non hanno più un punto di riferimento, ricreando il calore del focolare domestico. Il progetto è stato presentato lunedì 4 settembre nel primo anniversario della morte di Diego Bartolini, esemplare ragazzo di Norcia, prematuramente scomparso, al quale sarà intitolato il complesso. L’idea della casa-famiglia nasce da una proposta di don Mario Curini, sin dall’inizio della sua attività come parroco di Norcia e già forte di una simile esperienza maturata a Baiano di Spoleto, di riutilizzare alcuni degli spazi parrocchiali a disposizione individuati presso l’ex casa parrocchiale di Sant’Agostino in una parte dell’antico monastero degli Agostiniani. Struttura particolarmente idonea poiché la sua posizione è a pochi passi dal centro storico della città, facilmente raggiungibile, favorendo particolarmente l’integrazione degli ospiti e abbattendo così il problema dell’isolamento. Tale proposta è stata accolta subito dalla Caritas diocesana di Spoleto-Norcia e dal Comune di Norcia facendo fronte così ad una duplice esigenza: quella di costituire un ‘centro diurno’, operante in alcune ore del giorno, per far sì che un’associazione che già è impegnata nel sociale possa avere degli spazi idonei e la casa famiglia appunto che invece garantisce anche assistenza notturna. ‘Gli spazi a disposizione sono circa 370 mq calpestabili – afferma Fabio Iambrenghi, curatore del progetto – e fino ad ora il piano terra, individuato per il centro diurno, è praticamente ristrutturato; il piano superiore previsto per la casa famiglia invece – continua – sarà organizzato con delle camere da letto, cucina, spazi comuni, e servizi igienici per disabili e non.’ La casa famiglia avrà un responsabile che farà da pater familiae e coordinerà gli operatori volontari che con spirito caritatevole si adopereranno nell’assistenza e nell’accoglienza degli ospiti. ‘Oltre ad essere un segno di carità che la nostra parrocchia può dare utilizzando i vari spazi a disposizione – dice don Mario – è anche la possibilità di vivere di più la Chiesa, scoprendola nei suoi aspetti concreti, auspicando che a Norcia si possa sviluppare ancor più la solidarietà tra la gente’. Questo è un tangibile esempio di quella che è chiamata ‘sussidiarietà orizzontale’ in cui è la società civile ad organizzarsi per risolvere i problemi, dimostrando che gli uomini tra loro possono aiutarsi, e la casa-famiglia è la possibilità di un nuovo incontro con Dio con umiltà e speranza.

AUTORE: Paolo Millefiorini