“C’è un ragazzo giovanissimo del Pakistan, neo maggiorenne, arrivato da pochi giorni in una delle case d’accoglienza della diocesi di Perugia. È in viaggio da tre anni. Quando aveva 15 anni suo padre l’ha accompagnato alla frontiera della Turchia e gli ha detto: ‘Vai! Tu sei il nostro futuro’. Se un papà mette a rischio la vita di suo figlio è evidente che non lo fa a cuor leggero”. Di storie così, difficili ma anche ricche di speranza, ne ascolta ogni giorno Stella Cerasa, assistente sociale della diocesi di Perugia che lavora al progetto diocesano d’accoglienza per richiedenti protezione internazionale.
Da tre anni a questa parte sono sei le case d’accoglienza diocesane inquadrate come Cas (Centri d’accoglienza straordinaria, vedi scheda a lato), che ospitano stranieri in attesa della risposta alla loro domanda di asilo. Al momento gli ospiti totali sono 90: ragazzi, giovani, donne, famiglie.
“Quello che ci fa male è sapere che, con la nuova legge, ai nostri centri non è più riconosciuta la grande attività di integrazione che abbiamo svolto finora” sottolinea Cerasa (leggi il racconto intero dell’assistente sociale sull’edizione digitale de La Voce).
“Siamo molto preoccupati” commenta l’assessore ai Servizi sociali, edilizia pubblica e pari opportunità del Comune di Perugia Edi Cicchi. “Il Comune è tenuto a seguire quello che il Decreto chiede, quindi stiamo analizzando il nostro Sprar e i Cas proprio in questi giorni per capire la posizione di ogni ospite. Se nello Sprar ci sono richiedenti asilo o titolari di protezione umanitaria devono uscire”. Che fine faranno? “Si ritroveranno per la strada” (intervento integrale di Edi Cicchi sull’edizione digitale).
“Noi non potremo più accoglierli perché saremmo passibili di denuncia per favoreggiamento alla clandestinità” afferma il direttore della Caritas perugina Giancarlo Pecetti (il contributo di Pecetti per intero sull’edizione digitale).
Ma cosa è cambiato da quando il Decreto sicurezza è diventato a tutti gli effetti legge dello Stato? Innanzitutto bisogna distinguere due fronti: la questione dei permessi di soggiorno e quella dell’accoglienza (leggi la spiegazione dettagliata dei cambiamenti del Decreto sicurezza sull’edizione digitale de La Voce).
Valentina Russo