Un ‘tempo nuovo’

Domenica 2 dicembre inizia il tempo di Avvento e con esso il nuovo anno liturgico caratterizzato per lo più dall’ascolto del Vangelo secondo Luca. La liturgia inaugura questo nuovo anno regalando la prima ‘Parola’ (antifona d’ingresso) che è un’implorazione di aiuto e protezione contro i nemici dell’anima.

Dice infatti: “Dio mio, in te confido: che io non sia confuso. Non trionfino su di me i miei nemici”.

Prima lettura

L’annuncio di un ‘tempo nuovo’ ha inizio con Geremia, figura biblica nota con il titolo di ‘profeta della desolazione’, ma anche con quello di ‘profeta del nuovo patto’. Quanto ascoltiamo è infatti un messaggio relativo ad un’era futura del tutto nuova e prospera.

Geremia è il profeta che fa palesare il suo forte coinvolgimento affettivo, specie durante gli eventi che i giudei sono chiamati a vivere in occasione della deportazione babilonese, eventi che egli ha il compito di anticipare e che per questo gli attirano insulti e persecuzioni. Il suo speciale rapporto con il Signore gli permette di presagire -dopo le sventure- un tempo in cui sarà data una nuova Legge, un ‘tempo nuovo’ in cui il Signore farà “germogliare per Davide un germoglio giusto … Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla”.

Tramite Geremia, il Signore confida al popolo che nonostante il peccato di idolatria, che ha causato il loro allontanamento dalla terra, continua a portare avanti il patto di Alleanza.

LA PAROLA della Domenica

PRIMA LETTURA
Dal libro di Geremia 33,14-16

SALMO RESPONSORIALE
Salmo 24

SECONDA LETTURA
I Lettera di Paolo ai Tessalonicesi 3,12-4,2

VANGELO
Vangelo di Luca 21,25-28.34-36

Salmo

Questo mistero di un Dio che si confida con l’uomo umile rassicurandolo sulla perennità di un privilegiato legame con lui viene espresso anche nel Salmo responsoriale dove ‘Davide’ esalta il Signore che “si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza”.

Leggendo direttamente dal testo ebraico apprezziamo ancor più il significato: “la familiarità del Signore è per quelli che lo temono e il suo patto farà conoscere a loro”.

Seconda lettura

Il richiamo ad un ‘tempo nuovo’ c’è anche nella seconda Lettura che è tratta dal documento più antico del Nuovo Testamento: la I lettera ai credenti di Tessalonica (attuale Salonicco). Il momento in cui Paolo scrive è impregnato di tensione dovuta alla convinzione che fosse imminente il ritorno del Signore.

Allora l’Apostolo suggerisce loro che non rimane altro che inaugurare una nuova fase in cui “progredire ancora di più” nella fede, sovrabbondando nell’amore verso tutti perché, per prepararsi alla “venuta del Signore nostro Gesù”, non esiste cosa migliore che la testimonianza dell’amore vicendevole.

Vangelo

Un ‘tempo nuovo’ lo prospetta anche il Vangelo il cui brano coincide con il culmine del così detto ‘discorso apocalittico’: la venuta del Figlio dell’uomo. Questa venuta è anticipata da sconvolgenti fenomeni riguardanti il mondo celeste (sole, luna e stelle), quello umano (angoscia di popoli), quello marino (fragore delle onde del mare) e suggellato dalla morte di uomini causata dalla “paura” di questo scenario apocalittico e catastrofico.

Ma dopo questi fatti sopraggiungerà il Figlio dell’uomo “sulla nube”, immagine che rimanda alla gloria della presenza divina. A questo punto, mentre da un lato gli “uomini moriranno dalla paura”, dall’altro, coloro che avranno la sapienza di leggere questi fenomeni come premonitori dell’avvento del Signore, reagiranno diversamente: alzeranno il capo prendendo consapevolezza che la loro “liberazione è vicina”.

Inoltre, Gesù non lascia soli gli uomini e dona loro ulteriori avvertimenti concreti per non cedere di fronte a tre tentazioni: l’“appesantimento del cuore”, espressione che rimanda al faraone d’Egitto e al suo ostinarsi nei riguardi dell’azione divina; le “dissipazioni”, termine che letteralmente rievoca il senso di vertigine che desta il vino (Zc 12,2); gli “affanni” che evidenziano un eccesso e segnano quindi uno squilibrio nei riguardi del vivere.

Per prevenire tali cedimenti Gesù ‘prescrive’ la preghiera, ma una preghiera di qualità: costante, notturna (“vegliate!”) e incessante. Degli evangelisti, Luca è quello che maggiormente risalta il tema della preghiera proponendo Gesù nella sua intensa attività orante (3,21; 5,16; 6,12; 9,18; 9,28; 11,1; 22,41-45) e riferendo il suo insegnamento in merito all’efficacia della preghiera nella parabola della ‘vedova importuna’ (18,1-8), nonché presentando figure mistiche come la profetessa Anna (2,37).

E la preghiera che Gesù invita a fare ha in questo preciso caso due finalità: ottenere la forza per uscire indenni dagli eventi devastanti e per “comparire davanti al Figlio dell’uomo”. Perché Gesù si esprime con questa drasticità ed urgenza?

Sono state date diverse risposte come quella di voler preparare i credenti alle prove che di lì a poco avrebbero subito o di privilegiare uno stile suggestivo tipicamente orientale per destare l’attenzione. Ma Gesù non parla solo agli uomini del suo tempo, ma a quelli di sempre, di oggi, affinché nelle sofferenze non soccombano, ma, sostenuti da una ricerca costante del Signore attraverso la preghiera, abbiano forza per resistere ed accogliere così l’avvento di un ‘tempo nuovo’.

Giuseppina Bruscolotti