Marcia per la pace in Libano

Il sostegno alla missione italiana non è bastata a spegnere polemiche e contestazioni

Siamo tutti pacifisti, ma quando c’è di mezzo la marcia ad Assisi l’atmosfera si riscalda e la polemica è fin troppo obbligata. Anche nell’iniziativa del 26 agosto, ristretta ad Assisi, un po’ improvvisata, che voleva appoggiare la missione dell’Italia in Libano, c’è stato spazio per un furore dialettico che ha contraddetto, almeno in parte, il senso della manifestazione.La Tavola della pace ha promosso l’iniziativa con l’intenzione di aprire un momento di riflessione in un movimento che ha fatto registrare qualche spaccatura. ‘Siamo qui perché ‘ ha detto Flavio Lotti – il pericolo della continuazione di questa guerra, del suo allargamento, resta immenso e perchè questa bomba atomica che si chiama Medio Oriente rischia di scoppiare’. Alla Cittadella si sono dati appuntamento un migliaio di manifestanti ma alcuni striscioni, non certo quello in cui campeggiava la scritta ‘Forza Onu’ ad opera degli organizzatori, hanno diviso i commenti del dopo marcia (dalla Cittadella alla basilica di San Francesco, dove sono state ricordate le vittime della guerra in Libano con tante paia di scarpe deposte su un tappeto rosso che simboleggiava una grande macchia di sangue). La presenza di foto di sostegno al leader hezbollah Hassan Nasrallah e quella che ritrae bambini israeliani che firmano missili da lanciare nel Libano con la scritta ‘I bambini israeliani mandano regali ai bambini libanesi’ ha provocato polemiche di ogni tipo. Anche la presenza del leader dell’Unione delle comunità islamiche italiane, Mohamed Nour Dachan – dopo la pubblicazione dell’inserzione a pagamento su alcuni quotidiani, da parte della stessa associazione, con il paragone tra israeliani e nazisti – non è passata inosservata. Certo è un po’ paradossale che in una marcia in cui lo stesso movimento pacifista plaude sostanzialmente alla presenza militare italiana, sotto la bandiera Onu, per riportare la pace tra Israele e Libano, si accendano polemiche di questo tipo. Lotti ha accusato ‘qualcuno’ di aver pagato il manifestante che inneggiava al capo degli hezbollah. Non è neanche nuova l’accusa agli organizzatori della marcia Perugia-Assisi di essere di parte ‘ in questo caso a favore del Libano e contro Israele ‘ ed in generale di essere antioccidentali. Lo ha ricordato l’onorevole Maurizio Ronconi, vicepresidente del gruppo parlamentare dell’Udc, affermando che ‘la marcia della pace di Assisi si riconferma anti-americana ed anti-israeliana, caratterizzata da un unilateralismo dannoso e soprattutto pericoloso per i militari italiani che stanno per partire per la missione in Libano’. E Savino Pezzotta si chiede se non sia ‘il caso di promuovere manifestazioni per la pace anche al nord, perché il movimento per la pace non si ferma ad Assisi’.

AUTORE: Emilio Querini