Facebook, Instagram, Whatsapp, Twitter, Messenger, Telegram: sono i social network, il mezzo che sta cambiando le relazioni umane, in particolare tra le nuove generazioni su cui hanno maggiore presa. Questi nuovi strumenti sono interamente da condannare? E che ruolo devono assumere gli educatori in questo cambiamento? A queste domande ha risposto, nell’ambito delle attività del Laboratorio permanente dell’Azione cattolica diocesana di Terni lo scorso 26 ottobre, il dott. Pierluigi Brustenghi, medico e psicoterapeuta.
Quali sono le criticità dei social?
“Bisogna vedere l’età della persona che usa i social. Anche l’adulto deve stare attento nel loro utilizzo, ma da grandi si hanno già dei meccanismi di difesa. I bambini e gli adolescenti invece sono più a rischio, anche perché purtroppo si sta verificando un uso sbagliato del mezzo. Molti ragazzi passano troppe ore al computer o davanti allo smartphone e questo li porta un po’ ad uscire dalla realtà, a creare una realtà virtuale dentro la quale poi trovano un mondo che non corrisponde a quello che vivono a scuola o insieme agli amici”.
Ci sono rischi anche per la salute?
“C’è il rischio che il cervello dei giovani possa subire delle modificazioni poiché le immagini che si vedono al computer sono uno strumento che modifica la plasticità sinaptica e sviluppa più circuiti eccitatori. Tutto ciò può comportare un agire in maniera compulsiva, cioè fare azioni che là per là non si riescono a controllare ma che si capiscono solo ex post. Il sonno degli adolescenti poi è profondamente destrutturato. I giovani oggi dormono circa due ore e mezzo in meno per notte, e questo ha forti ripercussioni a livello caratteriale, comportamentale e di apprendimento. La scuola si trova spesso ad avere adolescenti che hanno difficoltà di concentrazione e di memorizzazione proprio perché stanno troppo collegati in Rete”.
Alcuni fatti di cronaca ci ricordano che i ragazzi che navigano da soli possono imbattersi in molti pericoli. Cosa possono fare i genitori?
“L’uso della Rete deve essere estremamente controllato dai genitori, sia per quanto riguarda i siti, che per le persone che frequentano online . La cronaca ci sta sempre più abituando a conoscere fatti veramente sgradevoli, dove si capisce che l’adulto ha commesso un peccato di omesso controllo. I giovani richiedono molta più attenzione oggi, e il loro comportamento dipende anche dalla nostra capacità di controllarli – che non significa ‘stargli sopra’ e limitare i loro spazi creativi e di libertà, ma certamente dare linee di comportamento, sapere con chi parlano: dietro un nickname ci può essere anche un mostro, quindi bisogna stare molto attenti e metterli in guardia”.
Quali sono gli aspetti positivi della diffusione dei social sia per gli adulti che per gli adolescenti?
“I social hanno una grande utilità, sono un canale che ci permette di unirci al mondo. Per esempio, i malati cronici che non riescono ad uscire di casa possono comunicare attraverso i social. Per loro è una valvola importantissima. Poi ci sono i social group tematici, importanti anche dal punto di vista culturale, scientifico, artistico, musicale. Il progresso ha portato tanti vantaggi, ma contemporaneamente anche degli svantaggi che, riferendosi ai giovani, devono essere ben monitorati. Oggi il mondo vuol comunicare tutto subito. La velocità è il problema poichè occorre capire se siamo capaci di fare un multi-tasking ovvero di fare più cose contemporaneamente.
(Continua a leggere sull’edizione digitale de La Voce, basta registrarsi)
Elisabetta Lomoro, Valentina Russo