“Un lunghissimo applauso ha accolto la presentazione della bozza di Documento finale ” ha riferito ai giornalisti Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, il 23 ottobre durante il briefing in Sala stampa vaticana. La bozza del documento finale – ha precisato – “è altra cosa rispetto all’ Instrumentum laboris, anche se l’ Instrumentum e il progetto di documento finale s’integrano a vicenda”. Rispetto a quello che era il testo-base per il lavoro di queste tre settimane sinodali, la bozza di documento finale risulta “più breve, anche se corposa, e riprende i temi ampiamente discussi”.
Immagine e fonti del Documento finale
L’immagine scelta come simbolo del nuovo testo (che fino a oggi, venerdì 26, può ancora essere integrato dalle modifiche dei 267 Padri sinodali, prima di essere letto in aula sabato mattina e poi consegnato al Papa) è quella dei discepoli di Emmaus.
Il Documento finale nasce da un lavoro faticoso, entusiasmante, attento, e da una corsa contro il tempo. È stato comunque – commentano fonti interne – un esempio ben riuscito di sinodalità.
Fonti del Documento finale sono, oltre all’ Instrumentum laboris, anche gli interventi, le relazioni e i “modi” o emendamenti scaturiti dai lavori del Sinodo. La struttura fondamentale dell’ Instrumentum è conservata nella suddivisione in tre parti: “riconoscere, interpretare, scegliere”, tuttavia il documento riflette anche la struttura del brano dei discepoli di Emmaus: “Camminava con loro”, “si aprirono loro gli occhi” e infine “partirono senza indugio”. In sostanza, dei temi dell’ Instrumentum laboris si ritrovano nel Documento finale soprattutto quelli su cui ci si è soffermati più a lungo nell’aula sinodale durante queste tre settimane.
Nascita ed evoluzione del Documento
Il testo, suddiviso in 173 paragrafi – ha rimarcato il relatore generale del Sinodo, card. Sergio da Rocha – è “frutto di un lavoro di squadra: ne sono autori i Padri sinodali, i partecipanti al Sinodo e in particolare i giovani. Il progetto, ancora riservato, è stato consegnato ai Padri sinodali che ora avranno il tempo di leggerlo, potranno presentare proposte di aggiunte ed emendamenti. Primo destinatario del Documento finale è il Papa”. Con l’approvazione da parte del Pontefice, infatti, il testo “sarà reso disponibile a tutta la Chiesa, alle Chiese particolari, ai giovani e a tutti coloro che sono impegnati con i giovani nella pastorale giovanile e vocazionale”.
Punto di partenza e punto di arrivo è il popolo di Dio “nella varietà delle situazioni socio-culturali ed ecclesiali” che i lavori hanno fatto emergere. Il percorso sinodale infatti – ha aggiunto il card. da Rocha – non è ancora terminato, perché prevede una fase attuativa.
“Sarà importante che le Chiese particolari e le Conferenze episcopali possano assumere in maniera creativa e fedele la dinamica del Documento allo scopo di adattare al loro contesto quanto emerso durante i lavori”. Il processo del Sinodo infatti non si chiude con “ricette pastorali da assumere… sarebbe l’opposto del discernimento!”.
La lettera ai giovani
Se d’altronde il linguaggio del testo elaborato non è propriamente giovanile, si ricorda che è stato deciso di preparare anche una Lettera rivolta a tutti i giovani da parte dei Padri sinodali. Quest’idea di una Lettera da indirizzare ai giovani di tutto il mondo era stata lanciata da alcuni vescovi durante i lavori del Sinodo. Come spiegato da Ruffini, per la stesura della Lettera è stata creata una Commissione che, rispecchiando le aeree geografiche, è composta da quattro Padri sinodali, un giovane, un religioso, un invitato speciale e un esperto.
Per i Padri sinodali sono stati nominati mons. Emmanuel Gobilliard, vescovo ausiliare di Lione (Francia), mons. Eduardo Horacio García, vescovo di San Justo (Argentina), mons. Anthony Colin Fisher, arcivescovo di Sydney (Australia) e il card. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui (Repubblica Centroafricana).
Per gli uditori la scelta è caduta su due giovani, Briana Regina Santiago, “apostola della vita interiore” (Stati Uniti d’America), e Anastasia Indrawan, della Commissione per i giovani della Conferenza episcopale indonesiana. Completano la Commissione l’invitato speciale fratel Alois, priore della Comunità di Taizé e, come esperto, don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Cei per la pastorale giovanile.
E intanto, mentre la chiusura di questo Sinodo dei giovani è alle porte, un cardinale si riscopre giovane fra i giovani: è il card. filippino Luis Antonio Gokim Tagle che lancia un messaggio ed improvvisa alcuni passi di danza insieme ad un gruppo di giovani.