Nel primo fine settimana di ottobre Perugia ha ospitato il 4° raduno nazionale delle “Città del sollievo”, ovvero 28 Comuni da tutta l’Italia che fanno parte dell’omonima rete e si impegnano quotidianamente nell’organizzazione di iniziative di sensibilizzazione e di solidarietà per alleviare le sofferenze di malati, anziani o disabili gravi e delle loro famiglie.
Come nasce la rete delle Città del sollievo
La rete delle Città del sollievo è nata sulla scia della Giornata nazionale del sollievo, istituita nel 2001 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, e della legge 38 del 2010, una norma che garantisce l’accesso alle cure palliative.
Promotore del progetto Città del sollievo è la Fondazione Gigi Ghirotti, il cui nome onora un giornalista che, malato di cancro, si era battuto per il miglioramento della qualità di vita nei luoghi di cura. La Fondazione, con il patrocinio di Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) riconosce da qualche anno, alle città che ne fanno richiesta, l’attestato simbolico di “Città del sollievo”.
Le esperienze dei 28 Comuni della rete
Hanno partecipato al meeting di Perugia i rappresentanti di quasi tutti i Comuni che ad oggi fanno parte della rete, realtà grandi e piccole, più o meno provviste di strutture e attrezzature, ma tutte con un’esperienza da condividere. Nelle città in cui è presente un “hospice”, ovvero una struttura residenziale interamente dedicata alle cure palliative, il lavoro di “sollievo” è più evidente, ma la presenza di tali centri non è l’unica iniziativa messa in campo.
A Certaldo, Comune toscano di circa 16.000 abitanti, c’è una residenza sanitaria assistita (Rsa) i cui dipendenti hanno avviato il progetto “Teatro incontri” per dare sollievo ai 52 ospiti attraverso il divertimento che provano nel vedere i propri operatori, medici e infermieri, travestirsi e recitare con loro.
A Larino, piccolo Comune della provincia di Campobasso, l’hospice c’era, ma è stato fermo per diversi anni a causa del terremoto: “Abbiamo dovuto contare molto sulla buona volontà dei singoli volontari per portare l’hospice direttamente nelle case dei nostri assistiti” ha detto il dott. Mariano Flocco, rappresentante di Larino al raduno di Perugia.
Anche Macerata, dopo il terremoto, ha dovuto fare i conti con tipi diversi di sofferenza e sollievo: “Abbiamo avviato il progetto Fenice, ovvero uno sportello di aiuto per l’elaborazione della perdita in senso generale, dalla casa alle persone care” ha raccontato il dott. Luigi Nardi.
A Rieti l’Associazione per la lotta contro le leucemie dell’infanzia (Alcli) ha dato vita al progetto Alessandra che consiste nel dare sollievo alle donne sottoposte a chemioterapia attraverso la donazione di parrucche.
La carta dei servizi
Le esperienze sono così tante e importanti che la Fondazione Ghirotti ed Anci hanno incaricato l’Alta scuola per l’ambiente dell’Università Cattolica di creare una “carta dei servizi delle Città del sollievo”, presentata nell’ambito dell’incontro perugino, in cui è stata fatta una mappatura dettagliata di tali opere nei vari contesti locali.
L’esperienza umbra e perugina in tema di sollievo
Dei 28 Comuni che hanno aderito fino ad ora alla rete delle Città del sollievo, ben 8 sono umbri: si tratta di Montefalco, Perugia, Trevi, Assisi, Foligno, Bevagna, Spello e Narni.
In tutte queste città le iniziative di sollievo della sofferenza fanno capo specialmente alle tante associazioni di volontariato: “L’Umbria è una regione che invecchia, e ci troviamo a far fronte alle necessità degli anziani, che spesso vivono con badanti straniere e per i quali anche un piatto della tradizione umbra di tanto in tanto costituisce ‘sollievo’” ha detto la dott.ssa Elisabetta Todeschini del Lions club nell’ambito del 4° raduno nazionale della rete delle Città del sollievo.
“Perugia è Città del sollievo grazie anche alle associazioni del territorio – sottolinea l’assessore comunale ai Servizi sociali Edi Cicchi. – Ad oggi, la rete del sollievo del territorio perugino conta 38 partner tra istituzioni (Usl Umbria 1, Azienda ospedaliera, arcidiocesi di Perugia), associazioni e fondazioni del terzo settore”.
Fra queste realtà c’è la Croce rossa, i cui volontari non svolgono solo servizio di trasporto, ma anche di conforto, come quelli che operano nel reparto di Radioterapia oncologica.
L’associazione Coraggio, fondata da alcuni familiari di persone affette da disturbi del comportamento alimentare, ha testimoniato le grandi potenzialità della rete del sollievo, che mette in contatto i membri di diverse associazioni e permette di realizzare insieme più iniziative.
Non solo sollievo nella malattia, ma anche prevenzione: nella rete vi è infatti il “Piedibus del benessere” che offre la possibilità di muoversi gratuitamente tutte le sere in diverse parti della città e, al contempo, combatte la solitudine.
Fiore all’occhiello della cultura del sollievo è poi senza dubbio l’hospice, dedicato all’accoglienza di pazienti con patologie gravi, spesso in fase terminale. In Umbria le strutture residenziali di cure palliative sono tre, a Terni, a Spoleto e a Perugia. Quest’ultima è inserita nella rete del sollievo e ospita circa 200 pazienti l’anno. “L’hospice non è un posto dove si va a morire: il 40% dei nostri ospiti poi torna a casa” afferma la dott.ssa Susanna Perazzini, responsabile dell’hospice “Casa nel parco” di Perugia.
“Inoltre continua – non ospitiamo solo pazienti oncologici, ma anche pazienti con malattie croniche evolutive, malattie neurologiche o cardiologiche che a casa non avrebbero l’assistenza costante di cui hanno bisogno, né la attrezzature necessarie”.
A differenza dell’ospedale, l’hospice ha l’aspetto di una casa anche nel suo arredamento, e orari molto più liberi, che consentono al malato di mantenere le proprie abitudini: “È un luogo dove essere accuditi senza spogliarsi della propria intimità”.
Valentina Russo