I demoni della guerra

MEDIO ORIENTE. Sono centinaia di migliaia le persone in fuga dal Libano in fiamme. Le denunce e l'impegno delle Caritas

Case danneggiate, ponti distrutti, strade chiuse, gente che soffre per mancanza di cibo e medicine. È la testimonianza dei francescani del convento di Beirut, diffusa dalla Custodia francescana, che raccontano quanto sta accadendo in queste ore nel Libano. ‘I bombardamenti ‘ scrivono – si fanno sentire. Sono a qualche chilometro dal convento verso sud: prima all’aeroporto, poi più vicino, a Beirut-est a 2-4 km da qui. Quello più vicino era al porto, che è stato bombardato più volte. Gemmayzeh è vuota, durante la giornata passano poche macchine, e di notte nessuna, tutti i ristoranti sono chiusi’ Non è più stato così da anni. Dawra è stata bombardata, Dawra è l’incrocio che lega Beirut alla regione cristiana, e la stessa sorte era toccata a Jounieh. Bombardamenti anche sopra Yarzeh, vicino a Baabda, e questo vuol dire che anche i quartieri e le regioni cristiane sono sotto tiro’. A soffrire maggiormente è il Sud del Libano rimasto isolato, e la gente soffre per i bisogni più elementari, per la mancanza di medicine e cibo. ‘A Tiro, per 120.000 persone, arrivano soli 1000 pacchi di pane: vuol dire un pacco di pane di un chilo ogni 120 persone. I bombardamenti non risparmiano i bambini, le donne e i vecchi’. La guerra sta mettendo in ginocchio il turismo, una delle principali voci dell’economia libanese, gli spostamenti stanno diventando impossibili poiché la benzina comincia a mancare e i supermercati sono già quasi vuoti di riso, latte, pasta. Notizie dall’altro ‘fronte’ arrivano dai frati francescani che gestiscono Casa Nova di Nazareth. Raggiunti telefonicamente dal Sir parlano di ‘famiglie chiuse in casa e di molta preoccupazione nella popolazione. La città è stata colpita da due razzi. Da quel che ci risulta ci sarebbero tre morti, due sono bambini’. Nazareth sotto il tiro dei razzi Hezbollah conta le sue prime vittime in città, dopo che nei giorni scorsi erano state colpite le zone nei suoi dintorni. Le abitazioni sono vecchie ‘ fanno notare i frati ‘ non hanno la safety room la camera blindata che la legge israeliana obbliga per le nuove costruzioni, quindi il pericolo è maggiore per la popolazione. A Nazareth non ci sono molti rifugi dove trovare riparo. ‘La popolazione musulmana comincia ad esprimere il proprio malumore per le azioni degli hezbollah che mettono a repentaglio la vita di tutti. I razzi non fanno distinzioni’. Nonostante i razzi è atteso un gruppo di pellegrini, che alloggerà proprio nell’albergo francescano situato a pochi metri dalla basilica dell’Annunciazione. ‘Preghiamo ‘ concludono ‘ affinché le bombe cessino e non ci siano rischi per la basilica’. Intanto la Caritas italiana si unisce agli sforzi della rete internazionale per far fronte alle richieste di aiuto che vengono da tutta l’area interessata dalla guerra e sollecita la più ampia solidarietà di singoli, gruppi e comunità. In Libano per i primi soccorsi occorrono 1.300.000 euro, che si aggiungono a 1.165.000 euro necessari per far fronte agli interventi in atto a Gaza. Sono anche stati intensificati i contatti con Ong israeliane, con le quali Caritas italiana collabora da tempo, per sostenere interventi d’urgenza. Intanto, sono centinaia di migliaia le persone in fuga dal Libano. ‘Il Libano brucia’, ha denunciato, ieri, il presidente della Caritas Libano, padre Louis Samara. Alla Caritas Libano è stato chiesto dal governo di occuparsi di 50.000 famiglie di sfollati. Nei giorni scorsi, anche Caritas Gerusalemme denunciava un ‘tragico deterioramento’ della situazione nella striscia di Gaza. ‘I demoni della guerra ‘ dichiara mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana – si sono scatenati in Medio Oriente e nessuno sembra in grado, o vuole, fermarli. Israele ha diritto a vivere in pace e i palestinesi ad avere una patria, ma rimaniamo profondamente amareggiati dalla incapacità e scarsa incisività dei singoli Governi, della comunità e della diplomazia internazionale nel far valere un immediato cessate il fuoco e il rispetto delle convenzioni internazionali’.