Papa Francesco ha recentemente ricordato, con l’esortazione apostolica Gaudete et exsultate, che l’esser santi è una chiamata rivolta veramente a tutti, da mettere in pratica nel quotidiano delle nostre vite. Proprio su questo tema gli adulti di Azione cattolica della diocesi di Perugia- Città della Pieve hanno riflettuto e dibattuto durante tre giorni di campo-scuola organizzato a Valfabbrica l’ultimo fine settimana di agosto. A guidare i lavori gli animatori dell’equipe diocesana Adulti che si sono serviti anche del valido contributo di due interventi esterni condotti dal dott. Giampaolo Castagnoli e dallaprof.ssa Simona Segoloni. Il tema della santità è stato declinato attraverso i vari aspetti della vita di tutti i giorni, dalla famiglia al lavoro.
La testimonianza del dott. Giampaolo Castagnoli, collega di Vittorio Trancanelli
Come modello di santità “della porta accanto” per vicinanza temporale e territoriale non poteva che essere citato Vittorio Trancanelli, il cui servizio a favore del prossimo è stato raccontato dal dott. Castagnoli, primario di chirurgia dell’ospedale di Spoleto e collega ventennale del Venerabile Servo di Dio. “Io non mi sono mai accorto di aver lavorato venti anni con un santo perché Vittorio viveva la sua fede nel privato ed era una persona normalissima, con i suoi pregi e i suoi difetti, con molte passioni e una personalità schiva. Ciononostante, sul posto di lavoro si distingueva per la sua condotta straordinaria nell’ordinario – ha raccontato Castagnoli – . A differenza di quanto spesso avviene nel nostro ambiente infatti, Trancanelli non era affatto geloso del proprio lavoro ma anzi aiutava gli altri a crescere insegnando i segreti del mestiere, e non mirava a fare carriera ma il centro del suo interesse era solo il paziente. Vittorio ha sempre visto questa pro-fessione come una scelta per aiutare gli altri”. Se Papa Francesco pone le Beatitudini al centro del terzo capitolo della Gaudete et exsultate , si può affermare che proprio una Beatitudine caratterizzava l’agire di Trancanelli sul lavoro: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia”. “Vittorio era intransigente quando si trattava di scendere a compromessi su valori per lui fondamentali. Essere giusti nella sua ottica significava esattamente questo, prendere decisioni coerenti col proprio pensiero”.
L’intervento della prof.ssa Simona Segoloni
La “normalità” nella santità che ha ricordato Castagnoli a proposito di Trancanelli è proprio uno dei punti su cui torna più spesso il testo del Papa. “Francesco recepisce questo concetto dal quinto capitolo di Lumen gentium, uno dei documenti del Concilio Vaticano II” ha spiegato Simona Segoloni, teologa e docente all’Istituto teologico di Assisi, intervenuta durante l’ultima giornata di campo. “Prima del Concilio infatti, si tendeva a vedere la santità come un qualcosa di accessibile solo a persone predestinate o ai consacrati. Era come se ci fosse una divisione, alcuni chiamati ad essere santi, tutti gli altri chiamati a fare cose buone nel mondo reale. Il Papa invece con questa esortazione vuole ribadire come tutti siano inseriti in un cammino di santificazione, ciascuno col proprio modo di essere e la sua storia”.
Nello scritto del pontefice c’è poi un’altra importante affermazione di fondo: “La santità non va pensata come assenza di peccato – ha continuato la prof.ssa Segoloni – . Anche la Chiesa stessa, santa perché sposa di Cristo, vive un percorso di continua santificazione perché ha compiuto e compie peccati. È l’opera di Dio che rinnova sempre e costantemente il cammino dei fedeli ed è proprio la relazione con Dio che fa la santità. Gli errori non vanno ad interferire col cammino verso la santità esattamente come qualche caduta non impedisce al bambino di imparare a camminare”.
Valentina Russo