Leggi ‘giovani’ e capisci ‘Pacs’

Regione. Nella proposta di legge dei Ds sull''accesso al futuro' contributi per la casa anche a 'coppie di persone' conviventi. Chiaretti: 'la via umbra ai Pacs'

‘Disposizioni in materia di accesso al futuro per le giovani generazioni’ è il titolo della proposta di legge presentata in Consiglio regionale a fine maggio (Atto 432), a firma dei consiglieri Ds Bracco, Cintioli, Giglioni, Ronca e Rossi. La proposta di legge riprende parti della proposta di legge presentata in Parlamento il 2 marzo 2005 dai Ds, e simili proposte sono state presentate in molti altri consigli regionali. Cosa significa ‘acccesso al futuro’ lo spiega la relazione accompagnatoria: ‘dare risposte concrete alle domande e ai bisogni delle giovani generazioni’ e quindi ‘agevolare percorsi di transizione verso l’età adulta’. Sono quindi previste politiche giovanili articolate in cinque priorità per le quali sono previste erogazioni di contributi. Di particolare interesse quanto previsto al Capo V circa le agevolazioni per l’accesso alla casa con l’acquisto in proprietà dell’abitazione. Abbiamo visto, senza troppa meraviglia, che sotto la dizione ‘nuclei familiari’ sono compresi non solo quelli costituiti da ‘soggetti che abbiano contratto matrimonio civile e concordatario’, ma anche quelli formati da ‘coppie di persone maggiorenni legate da stabile convivenza, che hanno comunicato la loro condizione all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza di uno dei componenti’. Esattamente come previsto nella proposta presentata in Parlamento nella quale, peraltro, i contributi sono previsti anche per l’affitto della casa e vi è una certa attenzione ai nuclei familiari con figli nella definizione dei limiti di reddito, assente nella proposta regionale. È del tutto evidente, dunque, che questa inclusione di ‘coppie maggiorenni’ rappresenta una surrettizia introduzione nell’ordinamento giuridico di figure familiari diverse da quella costituzionalmente garantita. Con il richiamo al registro dello stato civile per l’iscrizione della coppia di fatto comunque formata, essa acquista con tale meccanismo anagrafico la qualifica di coppia ‘riconosciuta’. In tal modo la coppia di fatto è equiparata nel trattamento giuridico alla famiglia legittima. Una sorta di anticipazione di ciò che si vuol ottenere con la proposta di legge presentata in regione il 3 febbraio di quest’anno sulla ‘Disciplina delle unioni di fatto’ (anch’essa parte di un più esteso progetto nazionale). Con questo meccanismo, spiegano gli esperti di diritto, si va oltre alle norme già esistenti a favore di conviventi (esempio la legge 513 del 1977), oltre alla possibilità di definire con un ‘contratto’ tra le parti i diritti e i doveri del rapporto di convivenza. L’ipotesi di ricorrere agli strumenti propri del diritto privato viene rifiutata – per ragioni ideologiche – per trasferire la questione nell’ambito del diritto pubblico con l’obietttivo di dare rilievo giuridico a un modello di unione matrimoniale sia eterosessuale che omosessuale. E questo si otterrebbe attuando una mera trasposizione alle unioni di fatto del regime del rapporto coniugale, ovvero una equiparazione giuridica più o meno estesa fra le due diverse fattispecie di convivenze. Secco il commento dell’Arcivescovo di Perugia, presidente della Ceu e vice presidente della Cei, mons, Giuseppe Chiaretti: ‘È la ‘via umbra’ al riconoscimento dei Pacs, in cui si scorge la volontà di aggirare testardamente, tramite l’approvazione di una normativa regionale all’apparenza innocua, i limiti previsti dalla Costituzione e dalla legislazione nazionale’. ‘Così matrimonio e famiglia vanno a farsi benedire, – ha aggiunto – facendo spazio a convivenze non garantite da nulla e incapaci di garantire alcunché, specialmente ai figli e alla parte più debole. L’esperienza lo sta già dimostrando. Ricordiamo ai ‘politici’, suggestionati da ciò che non è diritto, che senza valori lo stato laico non vive’.

AUTORE: Maria Rita Valli