di Daris Giancarlini
Sparano. Ai piccioni, dicono. Ma colpiscono una bimba rom, facendole rischiare la paralisi delle gambe. Aggrediscono, e picchiano. Forte anche: in un caso c’è scappato il morto, un uomo marocchino sospettato di essere un ladro. Insultano, al grido di “sporco negro”. Uno con la pelle dello stesso colore delle quattro italiane che hanno vinto la staffetta 4 x 100 agli ultimi Giochi del Mediterraneo. E anche della campionessa italiana di lancio del disco, di origine nigeriana, cui hanno lesionato la cornea lanciandole contro un uovo.
I casi di aggressioni a persone ‘straniere’ si sono moltiplicati nelle ultime settimane. Non così tanti, a dire di alcuni, per dire che gli italiani sono razzisti. Non così pochi o di scarso peso, per fare finta che non esistano, visto che anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha sentito la necessità di commentare il ferimento della bambina rom mettendo in guardia da un rischio Far West per l’Italia. Già, Mattarella: probabilmente, in questa fase politica, l’unica figura istituzionale che, senza l’assillo di fare propaganda o di coagulare consenso, riesce a proporsi come garante dei requisiti minimi di una società che voglia dirsi civile. Per il resto, la campagna elettorale non sembra essere ancora finita, da parte di tutti i soggetti in campo. A cominciare da quelli che, con alte e delicate responsabilità di governo, dovrebbero ricordarsi che diritti come quello alla sicurezza non possono essere garantiti soltanto a chi ha la pelle dello stesso colore del ministro.