Quel milanese ‘scomodo’

Mons. Pagani è stato ricordato in una giornata di studio alla Scuola di formazione teologica

Ha richiamato un folto e interessato pubblico la giornata di studio sulla figura di mons. Cesare Pagani promossa la scorsa domenica 11 giugno, a Villa Sacro Cuore, dalla Scuola diocesana di formazione teologica.I lavori, presieduti dal vescovo diocesano mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, sono stati aperti da don Romano Piccinelli, direttore della Scuola diocesana di formazione teologica. Presentando l’iniziativa nel contesto della preparazione al quarto Convegno ecclesiale organizzato dalla Conferenza episcopale italiana (e che si terrà a Verona nel mese di ottobre), don Piccinelli ha ricordato anche il convegno dello scorso anno, dedicato all’eucarestia: attraverso questa iniziativa attuale, la Scuola intende offrire a tutta la diocesi un’opportunità di riflessione su di un tema che coinvolge la vita della Chiesa. La relazione introduttiva è stata affidata a mons. Gualtiero Sigismondi, docente di Teologia dogmatica all’Istituto teologico di Assisi, il quale ha richiamato alcuni passaggi biblici nei quali è presentata la speranza. Mons. Sigismondi ha definito il vescovo Pagani un profeta, perché i veri profeti ‘anche di fronte alle difficoltà, incalzati dalla vita, non scriveranno mai il libro delle lamentazioni’. A questo proposito, nell’ultima lettera pastorale inviata alle diocesi di Città di Castello e di Gubbio, Pagani scriveva che ‘la soluzione dei nostri problemi non sta nel lamento’, ma in un forte recupero di speranza. È in questa lettera che si trova la frase ‘spero perché credo la Chiesa’. Mons. Pagani amava dire che ‘lo Spirito volge a provvidenza la libertà della Chiesa’, ed è questa la consapevolezza – ha sottolineato Sigismondi – che ci permette di guardare alla Chiesa con gli occhi di chi sa che è guidata dallo Spirito. Alla relazione di don Gualtiero sono seguite quella del vescovo Ivo Baldi, riassunta nell’altro articolo, e le testimonianze, più brevi, ma altrettanto incisive, di mons. Giancarlo Lepri e di Stefano Bravi, che al tempo del vescovo Pagani erano rispettivamente un giovane prete e un giovane studente. Mons. Lepri ha ricordato come dopo la visita pastorale il vescovo Pagani si sia reso conto dell’importanza delle piccole diocesi, che in un colloquio con papa Paolo VI paragonò al fiore del campo: rapportato al cedro del Libano il fiore è piccolo, ma è altrettanto vitale, e tutte le diocesi, indipendentemente dalle loro dimensioni e dal numero di abitanti, sono vitali. Ancora don Giancarlo ha rievocato il desiderio di incontrare la gente che animava il Vescovo, anche se questo gli richiedeva lunghi viaggi in auto sulle strade innevate dell’Appennino. Il dott. Bravi ha parlato dell’episcopato di mons. Pagani come di una ‘fortuna’ per Città di Castello: quella Milano che ha sottratto alla città la tavola dello Sposalizio della Vergine di Raffaello, un secolo dopo le ha donato il vescovo Pagani. Vescovo scomodo per una Chiesa locale un po’ pigra e statica, Pagani ha avuto uno stretto rapporto con i monasteri di clausura, ha dimostrato un grande amore per la Chiesa e il papa, ha attuato un’intensa attività pastorale, caratterizzata dall’attenzione alla realtà sociale, al mondo del lavoro e della politica, ai giovani e dalle sollecitazioni rivolte ai laici, ma anche dal coraggio di scomodare i poteri forti. La Scuola diocesana di formazione teologica, ha ricordato Piccinelli, è stata voluta nel 1974 da mons. Pagani come luogo di formazione del laicato. In un primo momento le lezioni si tenevano il pomeriggio, con cadenza settimanale; dal 1977 ha assunto la struttura triennale, che mantiene tuttora. Fino al 1979 è stata diretta dal prof. Giovanni Cappelli, attuale preside dell’Istituto teologico di Assisi, e successivamente da don Giovanni Andreani, don Antonio Ferrini e don Nazzareno Marconi; da alcuni anni ne è direttore don Romano Piccinelli. Dall’anno accademico 2005/2006 l’attività didattica si chiude con un convegno. A conclusione del convegno di quest’anno, il vescovo mons. Ronchi ha firmato il decreto di intitolazione della scuola al nome di colui che ne fu fondatore.

AUTORE: Andrea Czortek