di Oliviero Forti*
La percezione di una diffusa insicurezza economica e sociale legata ai migranti, la paura degli attacchi terroristici e la difficoltà dei Governi di garantire sicurezza sono elementi chiave sui quali diversi movimenti e partiti hanno costruito la propria popolarità in Europa. Il successo dei partiti di destra nel corso degli ultimi anni, insieme a quello dei movimenti nazionalisti e populisti, è stato dunque il risultato della combinazione di molti fattori che provocano incertezza: l’economia, il conflitto culturale sulla crisi dei rifugiati, l’indeterminatezza politica. Motivi che hanno generato nei cittadini un diffuso senso di disillusione verso il ruolo e l’operato dell’Unione europea e delle istituzioni nazionali. Ne sono una testimonianza i recenti esiti elettorali in Slovenia, in Italia e in Ungheria, e non va meglio oltreoceano dove la politica di Trump ha ribaltato completamente il paradigma obamiano del Yes We Can nel più sovranista America First. E tra i primi a farne le spese sono stati proprio i migranti. In un Paese confuso, in cui le diverse posizioni sul tema dei migranti non sono chiare, è emerso un attore importante che svolge un ruolo politico altrettanto rilevante: è la Chiesa cattolica che, ispirata costantemente dalle parole di Papa Francesco, ha preso posizioni coraggiose sull’immigrazione. Il Pontefice è stato chiaro circa la direzione da intraprendere: accogliere i rifugiati e i lavoratori migranti è un “imperativo morale”, ha detto nel mese di febbraio dello scorso anno. “Non potete chiamarvi cattolici ed essere contro i rifugiati allo stesso tempo”, ha detto nell’ottobre 2017. Ha ribadito che mantenere i confini aperti a coloro che fuggono dalle guerre e dalla povertà è un dovere che deriva dalla virtù cristiana della carità, dalla compassione verso gli altri. Dunque, mentre il populismo caratterizza il dibattito globale sull’immigrazione, Papa Francesco sostiene i migranti e i rifugiati, chiedendo alle parrocchie europee di aprire le porte all’accoglienza. La risposta della Chiesa italiana alle parole del Santo Padre è stata immediata; all’appello rivolto alle parrocchie, alle istituzioni religiose e alle famiglie ad aprire le loro case, condividendo la propria vita con i profughi e le persone che cercano protezione, la Conferenza episcopale ha risposto con il progetto “Protetto. Rifugiato a casa mia”. L’idea di creare un ambiente inclusivo in grado di facilitare l’integrazione dei migranti nella società, ha portato la Caritas italiana ad attivarsi con le diocesi affinché le parole del Papa diventassero testimonianza viva di carità. Bergoglio ha spronato costantemente le comunità affinché si attivassero in tal senso ma la risposta non è stata sempre univoca. Una parte dei cattolici non condivide questo approccio, dimostrando che la migrazione è un tema divisivo non solo all’interno della politica ma anche della Chiesa. È lo specchio del disorientamento generato dalla modernità. Papa Francesco ha capito molto bene che la radice del problema sono la paura e l’egoismo, che motivano le persone a sostenere i vari populismi. Non possiamo dunque esimerci da una valutazione seria circa il ruolo della comunità cristiana in questa particolare stagione. La vera sfida, dunque, sarà come conciliare quella parte dei cattolici che temono i cambiamenti epocali, come i movimenti migratori, con i valori del Vangelo.
* responsabile ufficio Immigrazione Caritas italiana