Il bello di Alviero Moretti, presidente della Camera di commercio di Perugia (il ‘parlamentino’ del sistema delle imprese locali), presidente nazionale dei Produttori di ceramiche e componente della giunta nazionale Confartigianato, è che a 69 anni si fa mille e una domande. Quelle domande che molti giovani imprenditori del settore della ceramica umbra forse ancora non si pongono, continuando a puntare – in piena crisi – sulla produzione più classica. Stesse sagome, stessi disegni, stessi colori. A Deruta, Gualdo Tadino, Gubbio e Orvieto. Da secoli.Moretti, perché sostiene che bisognerebbe rinnovare? Il marchio ‘Deruta’ ha funzionato sempre bene”Intendiamoci, io non dico di rinnegare la nostra tradizione, la nostra storia e la nostra cultura di ceramisti. La nostra produzione classica è vincente e va difesa. Io dico che è importante chiedersi se la nostra produzione classica incontri il favore estetico delle generazioni moderne, i cui habitat -a livello di arredamento – sono improntati all’essenzialità, alla funzionalità, alla semplicità estrema. Forse, proprio ad iniziare da Deruta, dovremmo interrogarci con maggiore insistenza sul caso di lanciare una nuova linea di prodotto che ‘si intoni’ con le esigenze e il gusto del bello delle generazioni del futuro. Dobbiamo riflettere attentamente se il nostro senso del bello sia ancora oggi compatibile con i gusti e le tendenze dei giovani e dei giovanissimi’.Il settore della ceramica umbra è da tempo in crisi. Quali sono i vostri ‘nemici’? ‘La ceramica che si produce a Deruta – che è quella più famosa – e poi a Gualdo Tadino, Gubbio e Orvieto, è un bene squisitamente voluttuario, ossia di piacere. Con l’aria che tira, la gente ci pensa due volte oppure non ci pensa affatto, prima di acquistare un oggetto che serve ‘solo’ a rendere più bella la sua casa. Il nostro primo nemico è la crisi economica, anche se sembra che le cose possano lievemente migliorare. In tale quadro, è il costo della manodopera ad essere diventato esorbitante: oggi siamo attorno al 60 per cento a ceramica, poi ci sono i costi della materia prima, dei colori, degli smalti, della cottura, del trasporto e poi ci si deve anche guadagnare’ Un altro ‘nemico’ è di certo la concorrenza straniera: dai Paesi dell’Est arrivano ceramiche apparentemente simili alle nostre, i cui disegni sono fatti però con le decalcomanie. Dalla Cina giungono prodotti abbastanza dignitosi che costano, quanto a manodopera, infinitamente meno. Con la lira poi, eravamo molto favoriti nell’esportare le nostre ceramiche negli Stati Uniti e in tutti i Paesi dell’area del dollaro ma oggi, con l’euro più competitivo sul dollaro, siamo svantaggiati’. Come rilanciare il settore della ceramica umbra? ‘Serve rivalutare la nostra produzione a livello culturale. Gli imprenditori umbri devono puntare sull’eccellenza della loro ceramica. A Deruta, Gualdo Tadino, Gubbio, Orvieto si fanno pezzi unici. Questo è il messaggio che deve passare. Gli architetti, gli arredatori devono far capire a chi ama il bello in casa che una ceramica umbra ‘costa un po’ di più’ perché è un’inimitabile frutto culturale’. Paolo Giovannelli RISORGERÈ IL CENTRO PROMOZIONE? Una volta c’era il Centro di promozione della ceramica dell’Umbria. E oggi non c’è più. Il ministero delle Attività produttive dell’ex ministro Claudio Scajola ha tarpato le ali (o, meglio, il finanziamento Acta 2) all’iniziativa. ‘Siamo andati avanti fino al dicembre scorso’, afferma il direttore nazionale dell’associazione Città della ceramica e assessore al Commercio e al turismo del Comune di Deruta, Mario Damiani. ‘I fondi, dall’aprile al dicembre 2005, li hanno erogati gli stessi comuni di Deruta, Gubbio, Gualdo Tadino e Orvieto. Poi non ce l’abbiamo più fatta’. Risultati ottenuti? ‘Decisamente buoni. Dopo appena un anno di lavoro abbiamo assegnato il marchio della Ceramica artistica tradizionale (Cat) a 45 aziende umbre, su un obbiettivo complessivo di 100. Poi avremmo dovuto organizzare mostre e corsi di formazione professionale, partecipare a fiere in Italia e all’estero e, soprattutto, supportare e consigliare le nostre aziende rispetto alle nuove esigenze del mercato e ai gusti dei nuovi clienti. Ma il mancato rifinanziamento ministeriale ha bloccato questa importante attività, decisiva per difendersi dalle ‘imitazioni’ straniere e per rilanciare seriamente e culturalmente le creazioni dei nostri maestri ceramisti’. E adesso? ‘Stiamo aspettando che la Regione dell’Umbria, come ci ha promesso – continua Damiani – possa rifinanziare l’azione del Centro di promozione della ceramica attraverso un progetto specifico, garantendo per prima cosa gli stipendi necessari alle due persone che vi hanno già lavorato nell’interesse dei produttori della ceramica umbra’. In Umbria le aziende che fanno ceramica sono attualmente circa 350, di cui oltre 220 nella sola Deruta. Il Cat è il marchio che viene assegnato a quelle aziende produttrici di ceramica che garantiscono la lavorazione ‘a ciclo completo’ (nell’azienda entra la creta ed esce il manufatto finito) e che propongono una produzione di livello artistico: a Deruta, le ditte che rispondono a questi requisiti sono 157, a Gubbio 38 e a Gualdo Tadino 21.
Ceramiche che costano (e valgono) di più
Deruta, e non solo, in crisi. Moretti, della Camera di commercio, indica cause e soluzioni
AUTORE:
(pa. gio)