Una rete di attività per i detenuti portata avanti dalla Caritas e da altre realtà del volontariato sociale, all’interno della casa circondariale di Terni, per portare aiuto e solidarietà dentro le mura del carcere, per creare opportunità di reinserimento lavorativo con l’ausilio di borse lavoro, con una mappatura delle competenze e contatti con le aziende. Così il progetto della Caritas dopo due anni di attività ha dato un effettivo contributo per ‘liberare la pena’. Ad oggi, nella casa circondariale di Terni, sono presenti ben 22 attività, sportelli e corsi gestiti sia dalla Caritas, che dalla Croce Rossa, dal patronato Acli, dall’Arci e dai Centri per l’impiego della provincia di Terni. Attività che partono dal primo contatto con i detenuti, con i loro bisogni, esigenze di formazione e crescita personale, tenuti dagli operatori ed educatori del carcere, e presso il Centro di Ascolto della Caritas diocesana finanziato dai fondi Cei dell’otto per mille. Ai volontari che si recano in carcere per proporre momenti d’incontro e di ascolto, i detenuti chiedono un aiuto psicologico ma anche pratico rispetto alle loro necessità. Un contatto che rappresenta una notevole valvola di sfogo per tutti coloro, sia italiani che stranieri, che non possono contare su un sostegno familiare. L’accoglienza, l’ascolto sono le prime fasi di un vero e proprio rapporto e progetto che si stabilisce con il detenuto per alleviarne le cause del disagio e per pianificare un percorso di risoluzione dei bisogni reali. Nell’istituto circa il 60% dei detenuti è extracomunitario, senza alcuna forma di assistenza da parte di familiari. Il centro di ascolto fornisce loro e agli altri detenuti beni di prima necessità, abiti, prodotti per l’igiene personale, ma anche informazioni pratiche rispetto ai servizi che il territorio locale e lo Stato mette a disposizione dei detenuti in vista di un loro reinserimento sociale. I dati forniti dalla Caritas diocesana e contenuti in una pubblicazioni che riassume il progetto ‘Liberare la pena’ parla di 144 detenuti che hanno beneficiato del servizio di cui 107 extracomunitari, non sposati in prevalenza senza figli a carico e con una bassa istruzione. A loro sono stati consegnati in prevalenza pantaloni, biancheria intima, pigiami, asciugamani, maglioni e scarpe. Gli esiti di questa attività sono stati discussi anche nel convegno dal titolo ‘Liberare la pena’ che è stato organizzata dalla Caritas locale e dal ministero della Giustizia al quale è intervenuto il direttore della Caritas nazionale mons. Vittorio Nozza, l’assessore regionale ai servizi sociali Damiano Stufara oltre a rappresentanti delle istituzioni e associazioni di volontariato. È stato il vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia, a ribadire ‘l’esigenza di rendere sempre più umana la pena attraverso un aiuto che non deve essere solo materiale, ma soprattutto espressione di solidarietà per conoscere ed aiutare ogni singolo recluso’. Il direttore della casa circondariale ternana, Francesco Dall’Aira, ha ricordato le numerose attività formative e anche produttive che si svolgono in questa struttura, con i detenuti impegnati nella panificazione e nella cura di un frutteto, nonchè nella produzione di olio e miele. Da ricordare infine anche l’aspetto artistico sviluppato attraverso il progetto ‘Arte in carcere’ che prevede una sorta di interscambio tra le esperienze artistiche dei detenuti e quelle degli artisti locali, con una mostra di questi ultimi all’interno del carcere e dei detenuti in una mostra da loro realizzata in città.
Il sole oltre le sbarre
In due anni il progetto Caritas 'Liberare la pena' ha aiutato quasi 150 detenuti
AUTORE:
Elisabetta Lomoro