Vermi da mangiare e buste da pagare: Buon 2018!

di Daris Giancarlini

Avete inaugurato il 2018 mangiando un bel piatto di grilli fritti, come ci chiede l’Unione europea? Liberalizzare quelli che i burocrati di Bruxelles chiamano pomposamente “novel food”, ipotizzando che nutrirsi di scarabei e farfalle sia la nuova frontiera dell’alimentazione, è come tentare di far credere che per scaldarsi bene bisogna tornare ad accendere il fuoco con la pietra focaia.

La verità è che, dietro a quella che sembra l’ennesima stramberia di un’Europa comunitaria distante dalla realtà, si muovono interessi commerciali enormi: in primis, della nazio- ne, la Cina, che anche in tempi di crisi generalizzata, continua a crescere a ritmi impensabili per l’Occidente. Quindi ce lo chiede l’Europa, di mangiare vermi, ma perché a spingere è qualcun altro. E il povero consumatore ha cominciato il nuovo anno con un’altra novità: si devono pagare le buste per frutta e verdura.

Io faccio la spesa almeno due volte a settimana, scelgo le mele, le metto nella classica e impalpabile busta trasparente, poi peso il tutto. Il tutto, busta compresa: che bisogno c’è, adesso, di pagarla due volte?

Pare che lo scopo individuato dal Governo sia di finanziare la produzione di buste che non inquinano. Così come l’obiettivo di certi rincari sulle bollette di luce e gas dovrebbero essere di sostenere l’individuazione di fonti energetiche alternative. Avete visto niente di tutto ciò, in questi anni? Buon 2018, tra vermi fritti e tasse occulte.