Catechesi. Il “primo annuncio” è primo per importanza

Sul grande tema della catechesi nelle nostre parrochie la Chiesa dell’Umbria ha recentemente vissuto un importante appuntamento con il convegno catechistico “La gioia di far incontrare Gesù”, che ha visto il suo momento culminante domenica 12 novembre al teatro Lyrick di Assisi. Tale evento ha posto al centro della riflessione comune una questione essenziale per la natura e la missione della Chiesa: la comunicazione della fede alle nuove generazioni nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale. Un tema che ha bisogno di essere ripreso e approfondito dalle varie Chiese locali facendo tesoro di quanto è emerso nel corso dei lavori, e che vorrei qui brevemente richiamare.

I prossimi approfondimenti sul convegno regionale dei catechisti

Un mese fa si è tenuto il convegno regionale dei catechisti, preceduto da due mezze giornate di formazione per il clero. Per entrambi gli appuntamenti le Commissioni pastorali Ceu per la catehesi e per il clero avevano scelto un tema comune, quale la preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima e comunione. Ne abbiamo dato conto su queste pagine e sul nostro sito www.lavoce.it , e con questo contributo di don Mazzoli riprendiamo il tema che è fondamentale nella vita delle comunità. Nel prossimo numero pubblicheremo il contributo di don Matteo Monfrinotti, patrologo (esperto della Chiesa dei primi secoli), e a gennaio faremo un approfondimento ecumenico: vedremo come viene affrontata la preparazione al battesimo nelle Chiese evangeliche e ortodosse. Nel frattempo segnaliamo che sul sito dell’Istituto teologico di Assisi sono pubblicate le relazioni che padre Gianni Cappelletto, suor Roberta Vinerba e don Stefano Mazzoli hanno tenuto all’incontro dell’8 novembre ( www.istituto-teologicoassisi.it/convegno-sullaformazione- dei-presbiteri-catechisti-dellumbria-relazioni ).

È da rilevare innanzitutto come per la prima volta la Commissione catechistica regionale e quella presbiterale hanno lavorato congiuntamente. Non è cosa da poco, considerando che spesso si lamenta lo scollamento tra chi è impegnato in prima linea nel processo di educazione alla fede, i catechisti, e i propri parroci. Il problema però ne rivela un altro più serio che è alla base della stessa capacità di generare alla fede oggi: la qualità e significatività delle nostre comunità cristiane. È da riconoscere onestamente che in molte realtà ecclesiali la catechesi è ancora delegata in gran parte ai catechisti, con una persistente accentuazione scolastico-dottrinale e con poco coinvolgimento delle famiglie e della comunità parrocchiale.

Papa Francesco ci ricorda che il tempo è superiore allo spazio. È urgente, pertanto, avviare processi che portino gradualmente a un rinnovamento delle comunità, piuttosto che affannarsi nell’occupare “spazi” che non ci sono più. Due sono le strade, collegate tra loro, indicate implicitamente dal convegno regionale sulle quali è necessario incamminarsi più decisamente: la formazione costante dei parroci e degli operatori pastorali; la riqualificazione , in senso evangelico, delle nostre comunità cristiane. Nella misura in cui i parroci, i catechisti e gli altri operatori pastorali cureranno la propria formazione nel confronto umile e critico con il Vangelo e la vita reale, tanto più crescerà lo spessore relazionale, la qualità e significatività evangelica, la capacità di annuncio delle parrocchie. Si tratta di impegnarsi più decisamente nella costruzione o ri-costruzione delle comunità cristiane in senso evangelico, perché diventino sempre più il luogo d’incontro con Gesù nella gioia attraente e contagiosa della vita dei suoi discepoli.

In questo senso è da valorizzare quanto detto da don Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma. Ha ripetuto la necessità di recuperare la centralità del “primo” annuncio in senso non tanto cronologico ma qualitativo. Il persistente sentimento religioso delle famiglie e dei ragazzi interessati al percorso d’iniziazione cristiana spesso non corrisponde a un’appartenenza alla comunità e alla conoscenza dei contenuti fondamentali della fede. Don Andrea ha ricordato la grande opportunità di entrare in relazione con loro, a partire dai più piccoli le cui domande “da grandi”, più genuine e profonde, provocano ad approfondire la fede e ad esprimerla adeguatamente. Spesso si sente affermare che i bambini di oggi non sanno le preghiere e neppure farsi il segno della croce. È la grande occasione, per chi fa catechesi, per non perdersi in sterili lamentele e per dare loro il “primo annuncio” di cui necessitano insieme alle loro famiglie.

Per tale motivo è fondamentale prevedere, nella programmazione dei percorsi d’iniziazione cristiana, un tempo prolungato e graduale di “primo annuncio” dedicato principalmente ai genitori perché possano essere aiutati a risvegliare il desiderio di essere cristiani e divenire così preziosi alleati nel patto educativo per la vita di fede dei loro figli. Investire più energie nell’accoglienza e nell’accompagnamento iniziale di una riscoperta di fede degli adulti può davvero fare la differenza della vita futura delle comunità cristiane.

Un ultimo accenno va fatto al tema della mistagogia, affrontato da fratel Enzo Biemmi. Quando oggi si parla di mistagogia, anche tra gli “addetti ai lavori”, non sempre è chiaro di cosa si tratti. Se è vero che mistagogia significa entrare sempre più nel mistero di Cristo celebrato nei sacramenti d’iniziazione cristiana perché dia forma alla vita, allora si comprende come tutta la catechesi d’iniziazione cristiana abbia una forte caratterizzazione mistagogica. E questo per almeno due motivi evidenti: perché i ragazzi che intraprendono il cammino hanno già ricevuto il battesimo e devono completare l’iniziazione (a differenza dei catecumeni); e perché i sacramenti celebrati nel tempo chiedono di essere verificati a livello di esperienza vitale “in corso d’opera”.

È il modello catecumenale (della catechesi) che, nei suoi elementi essenziali, va assunto come paradigma di tutta l’azione catechistica. Il convegno ha fornito alcune preziose coordinate sulle quali orientare l’impegno futuro delle comunità cristiane della nostra regione. La posta in gioco è troppo alta per non tentare l’impresa.

Don Stefano Mazzoli
direttore Ufficio catechistico, diocesi di Terni-Narni-Amelia