Babette

‘Il pranzo di Babette’, un film che si rivede sempre con piacere. Una matura esule francese accolta da due sorelle, anziane, delicate come un cristallo, non sposate più che zitelle, fatte con lo stampo; vivono del ricordo del padre defunto, il decano di una minuscola comunità marinara, in un minuscolo villaggio del nord Europa estremo, seconda metà dell’800. Una comunità protestante che ha conservato il profumo di Lutero più che quello di Calvino, e l’atmosfera dell’Antico Testamento più che quella del Nuovo. Tutti vecchi. Autentica devozione, pregiudizi altrettanto autentici. Babette è arrivata lì fuggendo dalla Francia. È una cuoca di grande classe; la tragedia della Comune di Parigi l’ha costretta a chiudere il Cafè des Anglais, il suo famoso ristorante, e a fuggire. Per l’anniversario della morte del decano tutta la comunità prega e pranza insieme. Babette, alla quale inaspettatamente da Parigi è arrivata una grossa somma, vinta ad una lotteria nazionale, si offre per pagare e allestire lei il pranzo. Bene, ma sappia che la regola della comunità vieta di esprimere apprezzamenti positivi su cibi e bevande. Si mangia per sfamarsi, non per blandire la gola. Ok. Poi però nella scelta dei cibi e nel loro allestimento Babette esagera: non riesce a controllarsi. Per mare arrivano da Parigi casse su casse. E i piatti fioriscono, uno dopo l’altro, guarniti in maniera principesca. Vini d’annata. Brodo di tartaruga. Piccioncini arrosto composti come angeletti del Signore, con le alucce e le zampette armonicamente ripiegate e indorate dal pilotto giusto. Al pranzo di Babette, equamente farcito sia di citazioni bibliche che di erbe aromatiche e marmellate squisite, partecipa tutta la piccola comunità. La bontà dei cibi apre il cuore sclerotico di quei vecchi arnesi. Antichi piccoli inganni e infantili ruberie recenti vengono alla luce, e il perdono copre tutto. Il piano accompagna un motivo di Chiesa e mariti e mogli, che non lo fanno più dai tempi dei tempi, tornano a baciarsi, come allora. Babette è sempre in cucina. Quando finalmente appare ai commensali, da quel mare di rughe profonde e allegre emerge corale l’augurio: ‘Dio ti benedica sulla via che ti riporterà in Francia’. Babette: ‘Ma io non tornerò più in Francia’. La sua famiglia è stata sterminata. E tutto il denaro della lotteria è stato speso per quell’unico pranzo, sontuoso come quello che una volta offriva ai potenti della terra al Cafè des Anglais. ‘Babette, ma allora sarete povera per il resto dei vostri giorni?’. Babette: ‘Un artista non è mai povero’. La minore delle due sorelle: ‘Questa non è mai la fine. In paradiso sarete la grande artista che Dio intendeva foste’.Guarda caso! È proprio il banchetto l’immagine del Paradiso preferita dalla Bibbia.

AUTORE: Angelo M. Fanucci