Dall’ambone si può parlare di tutto?

Caro don Verzini,
per varie ragioni non vado a messa sempre nello stesso posto, per cui assisto a diverse celebrazioni. Pur sapendo cosa è l’ambone, mi sono chiesto quale funzione abbia e cosa può essere letto da lì, visto che – come dicevo – girando un po’, mi sono reso conto che si utilizza in diverse maniere.

Carissimo lettore,
“l’importanza della Parola di Dio esige che vi sia nella chiesa un luogo adatto dal quale essa venga annunciata, e verso il quale, durante la liturgia della Parola, spontaneamente si rivolga l’attenzione dei fedeli”. Con queste parole l’Ordinamento generale al Messale romano (n. 309) fa comprendere come l’ambone sia strettamente connesso alla Parola di Dio, alla sua dignità e importanza. Essendo, la Parola di Dio proclamata nella liturgia, racconto delle mirabili opere di Dio ma soprattutto modalità di presenza di Cristo, come ci dice al n. 7 Sacrosanctum Conclium, il documento del Concilio Vaticano II sulla liturgia, chiaramente ha bisogno di un luogo adatto per la sua proclamazione, affinché non solo l’attenzione dei fedeli sia rivolta spontaneamente al luogo liturgico, ma si sottolinei la dignità di ciò che viene proclamato.
Tant’è che l’ambone non risulta essere solo qualcosa di funzionale, ma ha un vero e proprio carattere monumentale. San Germano di Costantinopoli vide nell’ambone il segno del sepolcro (monumentum) vuoto, dal quale viene annunciata la Risurrezione.
Anzitutto, quindi, l’ambone non è un semplice leggio mobile. Da questo luogo liturgico inoltre si proclamano le letture, il Salmo responsoriale e il Preconio pasquale, ma si può utilizzare eventualmente anche per l’omelia e le preghiere dei fedeli. Ogni altro utilizzo non è contemplato dalla normativa liturgica; questo perché, come dicevamo, è il luogo proprio della proclamazione della Parola di Dio – e niente altro.

AUTORE: Don Francesco Verzini