A circa un mese dalla festa diocesana dell’Amore Misericordioso, abbiamo rivolto alcune domande ai volontari della onlus “Salamat”, molto legati allo spirito di Collevalenza.
Per contribuire alle loro opere di solidarietà si può utilizzare il c/c IT 35 Q 02008 05071 000102646780 (Unicredit Roma Angiolillo 30035) – associazione Salamat onlus. Per donare il 5×1000, il codice fiscale è 97669550580.
Quando e come è nata la vostra onlus? Perché avete scelto le Filippine?
“Nel 2013, dopo una grave malattia del nostro presidente Antonio Silvestri, nacque l’idea di fondare una onlus no profit – Salamat in filippino significa ‘grazie’ – per ringraziare Dio e aiutare i poveri delle Filippine. La moglie di Antonio, Remi, è infatti filippina. Antonio aveva in precedenza visitato le Filippine grazie alla moglie, che lo aveva spinto ad andare nel suo Paese dove era rimasto ‘folgorato’ dalla bellezza dei luoghi e dall’accoglienza della gente, soprattutto i bambini, sempre con il sorriso sulle labbra. Antonio durante i suoi viaggi coinvolgeva i suoi colleghi di lavoro per interventi ‘spot’ (riparazioni dei vetri della scuola elementare, sostegno per la mensa dei bambini)… ma solo dopo la malattia decise di prendere un impegno più consistente, fondando una onlus. Da quel momento l’impegno è diventato sempre più grande e importante”.
Quali sono le problematiche più urgenti?
“Attualmente la onlus si è focalizzata proprio su alcune problematiche urgenti come l’aiuto ai malati (c’è una forte e competente sanità privata, ma una fatiscente sanità pubblica), agli studenti (abbiamo iniziato da qualche anno con circa 50 studenti, pagando loro le rette scolastiche perché l’istruzione dalle superiori in poi è a pagamento; 6 studenti hanno conseguito la laurea e 10 un diploma), ai bambini che vivono per strada, ai tantissimi indigeni che vivono in situazioni drammatiche. Le difficoltà sono tante, fondi insufficienti, carenze di strutture e attrezzature, Stato sociale pressoché inesistente”.
I progetti finora organizzati e quelli in corso?
“Tra le opere di cui ‘andiamo fieri’ c’è un ambulatorio dove i medici visitano centinaia di persone al giorno gratuitamente. Abbiamo avuto per due anni la gradita presenza di una pediatra missionaria, che ha visitato decine di bimbi e adulti. Abbiamo anche un piccolo ‘santuario’, che può accogliere un migliaio di persone, alle quali in ogni evento celebrativo vengono distribuiti pasti e sacchetti di riso. Abbiamo anche donato un’autoambulanza al nostro bario (quartiere) che ne era privo.
Tra i progetti in fieri c’è la creazione di una area ludica per i bambini delle favelas, di un sito per anziani e di un’area per il raccoglimento e la preghiera. Tra le iniziative che hanno suscitato clamore c’è stata la celebrazione contemporanea di 44 matrimoni religiosi – evento che venne ripreso anche dal giornale nazionale Manila Bulletin -, una vera impresa, per il difficile reperimento della documentazione, con unioni non regolari. Facciamo anche celebrare molti battesimi, per venire incontro alle esigenze economiche di famiglie che non hanno soldi per la cerimonia. Siamo felici di aver ricostruito una gamba a un ragazzo di 13 anni che si era ustionato con la lampada a cherosene tre anni prima”.
Chi sono i volontari che partecipano alle missioni? Quali motivazioni li spingono?
“Abbiamo coinvolto un gruppo di fedelissimi amici-volontari (Carmen, Mario, Marina, Sandra, Meggie) che per un mese passano le loro vacanze ad aiutarci. Un vero ‘tour de force’ a cui si dedicano con entusiasmo: viaggi lunghi e faticosi per raggiungere i siti, passaggi alle favelas, cure ai bambini, distribuzione di riso, medicine, dolciumi, giocattoli, vestiti, scarpe, e quant’altro. Abbiamo inoltre i nostri collaboratori in loco, che ci tengono informati sulle situazioni critiche e sulla loro evoluzione.
Perché lo facciamo? Le nostre motivazioni nascono dal desiderio di aiutare, nel nome di Dio, la popolazione e soprattutto i poveri. Sono stati anni bellissimi, che abbiamo condiviso con i nostri splendidi volontari, che ci hanno supportato da vicino e da lontano. Alcuni di loro non ci sono più, ma rimangono incancellabili nei nostri cuori. Che Dio li benedica tutti!”.