Nostalgia canaglia

Annamaria Biraschi e Corrado Baldinelli m’hanno chiesto quattro righe di presentazione di Amicizia e impegno sociale, il loro bel libro di memorie. Ho intitolato quelle quattro righe “Nostalgia canaglia”, titolo di una canzonetta che avevo orecchiato chissà quando. No, non sono un cultore di musica leggera moderna, le mie conoscenze si fermano a “Vola colomba”, quando la bella Nilla Pizzi non s’era ancora orribilmente imbruttita a forza di creme di bellezza. No. È proprio che leggendo quel libro, e prendendo parte alla sua presentazione, sabato scorso 14 ottobre, m’ha preso alla gola una nostalgia prepotente, quasi angosciante. Canaglia.
“Sentimento malinconico che si prova nel rimpiangere cose e tempi ormai trascorsi”: così il recita il dizionario alla voce “nostalgia”.
Amicizia e impegno sociale racconta il percorso che 40 anni or sono disegnò un gruppo di ragazze e ragazzi che si era coagulato qui a Gubbio intorno alla casa di riposo “Mosca”, che allora si pomposamente si chiamava “astenotrofio”; ma per gli eugubini era semplicemente “I vecchi”, punto e a capo.
Corrado oggi vive a Roma ed è il segretario generale della Banca d’Italia, Anna Maria è stata ordinaria alla facoltà di Lettere classiche di Perugia, oggi in pensione. Ma allora, come tutti gli amici che avevano aderito al Geia (Gruppo eugubino di iniziativa per l’anziano), avevano da poco doppiato la boa delle venti primavere.
Tra il 1974 e il 1979 i membri del Geia innanzitutto costruirono con gli ospiti della casa di riposo una rete di amicizie grande, personalizzata, intensa. Poi operarono, su diversi piani, a che quella istituzione si ponesse nella coscienza degli eugubini e nel programma della autorità competenti per ciò che doveva essere: un luogo in cui le persone rimangono ancora e sempre persone, titolari di una dignità pari a quella dei premi Nobel, intangibile, perenne. E i risultati di questo impegno sono stati decisamente buoni.
Ma quello che, in questa circostanza, più a lungo ha monopolizzato i miei logori circuiti cerebrali non è stato tanto il formidabile substrato umano di quelle iniziative, il loro numero, la loro qualità, la loro efficacia, e nemmeno la loro grande intelligenza sociale. No, ho pensato a lungo, quasi ossessivamente al fatto che quello splendido gruppo di giovani portò avanti i suoi cinque anni di volontariato gioioso e incalzante, in una città in cui il volontariato sociale costituiva una presenza già molto ampia e articolata. Molto, moltissimo. In termini inimmaginabili oggi, in questo mondo migragnoso dove ogni volontario è un eroe singolare, una specie di Jesse James della solidarietà.
Fu con l’arrivo della Comunità di Capodarco che il volontariato eugubino conobbe un’autentica esplosione. Nostalgia canaglia. Permettetemi di ricordarli, quegli anni, nelle prossime abat jours. Cercherò di non piatire, da reduce pieno di acciacchi, ma voi rendetevi conto di quanto giustamente sia stata canagliesca la mia nostalgia.

AUTORE: Angelo M. Fanucci