Siamo di fronte ad una scadenza elettorale non irrilevante, quella in Sicilia ai primi di novembre, e alla redazione della nuova legge elettorale, per le politiche di primavera. Ma il consenso, i voti, la stessa conformazione delle forze politiche (alleanze, scissioni, aggregazioni, la stessa leadership) alla fine è volatile, ovvero dura poco tempo, se manca un quadro, una cornice, un sistema.
Lo abbiamo visto in questi anni: la precarietà dell’offerta si specchia in un senso di precarietà organizzativa, morale, culturale. Tutto questo non può non interrogare i cattolici, i cattolici italiani. Papa Francesco ha scelto due piazze significative per lanciare due messaggi pressanti.
Nel cuore della Romagna, nella piazza del popolo di Cesena, una terra tradizionalmente di passioni politiche forti, ha fornito, in poco più di mille parole, un sintetico e penetrante vademecum della politica buona. Ha usato, in termini molto pratici, parole antiche, come bene comune e popolo, ribadendo che la politica buona è possibile e la bacchetta magica non funziona in politica.
“Un sano realismo sa che anche la migliore classe dirigente non può risolvere in un baleno tutte le questioni. Per rendersene conto basta provare ad agire di persona invece di limitarsi a osservare e criticare dal balcone l’operato degli altri”. Una politica cui guardare con realismo e che si deve confrontare con “l’aggressività e la pervasività di altre forme di potere, come quella finanziaria e quella mediatica”.
Ecco allora il secondo messaggio, ad una “piazza” non meno significativa, l’assemblea generale della Pontifica accademia per la vita, dove ha argomentato che “è una vera rivoluzione culturale quella che sta all’orizzonte della storia in questo tempo”, ed ha per posta il concetto stesso e la realtà dell’umano, di fronte all’imperante “materialismo tecnocratico”, che si applica appunto prima di tutto sulla radicale neutralizzazione della differenza sessuale, creando un individuo “neutro” soggetto solo alle pulsioni del consumo.
Dalle due piazze un unico messaggio: “Riprendere l’iniziativa”.
Guardando avanti e non guardando indietro. Ecco qui le parole del cardinale Bassetti, che, al Consiglio permanente della Cei ha detto due cose importanti. Intanto che “bisogna promuovere processi concreti nella realtà” e che i cattolici la smettano di dividersi in “cattolici della morale” e in “cattolici del sociale”, gli uni e gli altri destinati così ad essere irrilevanti.
Ha concluso con un interrogativo, sul “come”, ovvero sulle formule organizzative, su cui non è entrato. E potranno venire – in un contesto necessariamente distinto e plurale, ma coerente e connesso, nei diversi livelli, culturale, sociale, organizzativo, politico – dispiegando una sana creatività e mettendo a sistema energie vecchie e nuove.
Già l’impostazione della prossima Settimana sociale, realistica, concreta e, nello stesso tempo, progettuale, suggerisce pagine nuove.