La Christian music presto sfonderà. Intervista all’autore dell’inno Gmg 2000

Marco Mammoli ha fatto vari mestieri, ora lavora nell’informatica, ma la sua passione assoluta – da sempre – è la musica. E in questi anni è diventato un esponente di spicco della Christian music italiana: un ventaglio di tutti i generi “giovanili”, dal rock tradizionale al pop al rap, messi però al servizio dell’evangelizzazione. È lui l’autore di Emmanuel, l’inno della Gmg del 2000 che ancora viene cantato spesso. Nato in Svizzera nel 1969 da genitori originari di Valfabbrica, Mammoli è tornato al paese umbro fin da quando aveva 8 mesi di vita.

Come hai cominciato?

“A 8 anni mi sono messo a eseguire le prime note a orecchio sulla fisarmonica del babbo. Ricordo che eravamo tornati dalla messa di Natale, e provai a riprodurre le note di Tu scendi dalle stelle. Poi arrivò una di quelle tastierine Bontempi che furono la prima rivoluzione nella musica per autodidatti. Finché un giorno il ‘don’, il parroco don Bruno, mi prese per un orecchio e mi disse: ‘Beh, allora devi suonare anche in chiesa!’. E cominciai a suonare l’organo, sempre a orecchio”.

Ma poi hai completato la formazione in Conservatorio?

“No. Ci ho provato, a studiare musica, ma poi tra il solfeggio e tutto, non ci riuscivo. Durante il servizio militare mi innamorai della chitarra, sempre suonata a orecchio. Da quel momento cominciarono a chiamarmi per eseguire pezzi ai matrimoni. Agli inizi degli anni ’90 con un amico ci siamo messi a fare pianobar girando per i locali dell’Umbria. Anzi, tra il 1998 e il 2002 la musica era il mio lavoro a tempo pieno. Una vera palestra. Di lì è cominciata la mia carriera come cantautore. Nel frattempo procedeva anche il percorso di fede grazie ai Cursillos di cristianità per giovani ad Assisi. Esperienze che sono una vera ‘bomba di Cristo’, come dico sempre. E le due strade, professionale e cristiana, non potevano non incrociarsi, un giorno…”.

È nato così l’inno Emmanuel?

“È nato quasi per gioco, proprio al termine di un incontro ai Cursillos. Mi dissero: ‘Dài, metti in musica questa gioia che abbiamo sperimentato’. Una cosa veloce, intuitiva, buttata giù in pochi minuti! Il brano è poi rimasto in un cassetto per due anni, finché non è saltato fuori quel concorso per l’inno della Giornata mondiale della gioventù. Da quel momento sono vissuto per anni in uno stato come di stordimento… Potrei raccontare delle storie da non crederci. Milioni di persone che cantavano quell’inno. Genitori che lo facevano eseguire al battesimo del figlio, che avevano chiamato Emmanuel. Addirittura conversioni. Ma io non ho fatto niente! Sono un ‘animale’, non so neppure leggere le note!” [ride].

Collabori anche con l’emittente televisiva Maria Vision.

“Sì, in questo caso tutto è nato da un’esecuzione di Emmanuel al santuario di Loreto. Chiesero se potevo comporre un brano in onore della Madonna. Si tratta di Eccomi, realizzato insieme a un arrangiatore, e dedicato all’Annunciazione. Di recente, ad esempio, ho anche scritto un brano per il santuario della Spogliazione di Assisi. Per Maria Vision curo una rubrica sulla Christian music. Faccio ricerche sul tema in tutta Italia: ci sono artisti e gruppi strepitosi, di livello altissimo”.

Un fenomeno in crescita…

“Una musica ‘scomoda’: nessun network ti dà spazio. Una musica bastonata dalle case discografiche. Se fai Christian music, ti si chiudono tutte le porte. Bisogna arrangiarsi, muoversi da soli, autoprodursi… se non è amore, questo! Altrove la situazione non è così, ad esempio in America Latina. Tant’è vero che ho registrato un video insieme a un cantante brasiliano e sono stato perfino invitato a tenere concerti in Brasile. In Italia è ancora una cosa nuova, senza precedenti. Ma anche qui i muri cominciano a cadere”.

“Credo che debbano restare separate. La liturgia ha la sua immensa importanza, che esige una musica a un livello alto, da non svilire. Allo stesso tempo, occorre dedicare attenzione al mondo giovanile. La Christian music corrisponde alla musica che si ascolta per radio. Certo, può preparare alla liturgia. Ad esempio, con una canzone ti posso raccontare la storia di san Francesco o il ‘sì’ di Maria; e tu, partecipando alla messa in memoria del Santo o dell’Annunciazione, la vivrai con un’intensità differente. Sono convinto che la nuova evangelizzazione passi attraverso la bellezza, che può essere una canzone, un musical, un film. Tutte cose da fare bene, con arte, con Cristo dentro. Sì, la Christian music è destinata a crescere, perché la gente ha fame del Vangelo”.

 

AUTORE: Dario Rivarossa