Alcune date segnano la storia di un Paese più di ogni altra ricorrenza, anche se non mancano controverse interpretazioni storico-politiche sugli eventi accaduti in quel determinato giorno. È certo il caso del 14 luglio (1789) in Francia; del 4 luglio (1776) negli Stati Uniti d’America; per altri versi, del 3 ottobre (1990) per la Germania riunificata; del 12 ottobre (1492) per la Spagna nonostante i diversi regimi; del 9 maggio 1945 anche per la rinata repubblica di Russia dopo la fine dell’Urss, e l’elenco potrebbe coinvolgere molti altri Paesi ancora.
Per l’Italia, se si getta lo sguardo solo agli ultimi decenni, sono indubbiamente due le date che hanno segnato di più la nostra identità nazionale, e cioè quella del 25 aprile e l’altra del 2 giugno.
La prima ricorrenza – che celebra la liberazione nazionale dall’occupazione nazifascista nel 1945 -, come hanno dimostrato le recenti manifestazioni, è ancora al centro di controverse interpretazioni storico-politiche, ma è pur sempre una data in cui si riconosce la grande maggioranza degli italiani. Meno divisiva è sicuramente la ricorrenza del 2 giugno in cui si celebra la nascita della Repubblica, anche se la scelta di questa forma di Stato nel 1946 da parte degli italiani non fu certo scontata.
Infatti il risultato del referendum istituzionale dopo la fine della guerra, fece emergere un’Italia divisa in due, dove prevalse la scelta del sistema repubblicano con 12.717.923 voti, ma l’opzione monarchica raccolse ben 10.719.284 consensi.
Una scelta dunque molto contrastata, su cui pesarono sicuramente le responsabilità della Casa regnante per l’avvento del fascismo, per l’entrata nella Seconda guerra mondiale, per la fuga del re dopo l’armistizio, con il drammatico biennio 1943-45 segnato da una vera e propria guerra civile. Ma a far prevalere decisamente la scelta repubblicana fu la volontà degli italiani di voltare pagina anche sull’onda delle speranze di cambiamento suscitate dal movimento di liberazione nazionale con la resistenza antifascista e antinazista. Fu una battaglia militare e popolare condotta da una minoranza degli italiani, espressione di tutte le fedi e le convinzioni politiche culturali e religiose, ma che seppe interpretare la volontà di riscatto della grande maggioranza dei cittadini fino a ispirare i princìpi e i valori della stessa Costituzione repubblicana.
Dall’Umbria venne un contributo significativo nel voto al referendum istituzionale per l’affermazione del sistema repubblicano: tale indirizzo raccolse infatti 298.196 voti nella nostra regione, pari al 71,9% degli elettori, mentre la monarchia ottenne 116.321 voti, rappresentando il 28,1% dei consensi.
L’Umbria con il suo voto per la Repubblica risultò essere la terza regione d’Italia dopo il Trentino Alto Adige (85%) e l’Emilia Romagna (77%), seguita dalla Toscana, le Marche e la Liguria. La città di Terni espresse il 78% dei propri consensi per la Repubblica, collocandosi al settimo posto tra i capoluoghi; e Perugia con il 67,7% al 23° posto.
A questo risultato contribuì sicuramente l’azione dei partiti politici appena risorti, i quali – in Italia come in Umbria – vedevano il Pci, il Psi, il Pli, il Partito d’azione e il Pri schierati per la forma di Stato repubblicana, mentre la Dc aveva lasciato libertà di voto, ma in gran parte il suo elettorato, soprattutto al Sud come poi si è dimostrato, preferiva la monarchia. D’altronde l’alta percentuale raggiunta in Umbria dall’opzione repubblicana coincideva quasi con il voto politico espresso lo stesso giorno per i partiti chiamati a eleggere i loro rappresentanti per la formazione dell’Assemblea costituente.
Non si può dimenticare infatti che la data del 2 giugno 1946 sancisce la nascita della prima assemblea parlamentare italiana eletta democraticamente dopo la guerra (la precedente Consulta nazionale 1944-46 era stata nominata dai partiti antifascisti) con il suffragio universale, e quindi con il voto espresso per la prima volta anche dalle donne.
Con il voto del 2 giugno cominciò a delinearsi la nuova geografia politica in Italia e in Umbria.
La Democrazia cristiana divenne la prima formazione politica nazionale con il 35,2%, mentre il Partito socialista (allora Psiup, poi Psi) con il 20,6% risultò essere il secondo partito; terzo il Partito comunista con il 18,9%. Con percentuali significativamente diverse votarono gli elettori umbri, che diedero il 27,9% dei consensi al Partito comunista, il 22,7% ai socialisti, il 25% alla Dc e l’11% ai repubblicani.
La consultazione elettorale porta a eleggere nella circoscrizione Perugia-Terni-Rieti 9 deputati all’Assemblea costituente: Carlo Farini, Armando Fedeli ed Elettra Pollastrini per il Pci; Mario Cingolani, Giuseppe Ermini e Ivo Coccia per la Dc; Tito Oro Nobili e Walter Binni per l’area socialista, ed Ettore Santi per quella azionista e repubblicana.
Questa assemblea parlamentare darà vita alla Costituzione repubblicana, che aprirà una nuova pagina nella storia del nostro Paese. Il 2 giugno quindi deve essere ricordata come una data non certo divisiva, ma al contrario unificante e costitutiva della nostra attuale identità nazionale.