Il voto ancora in alto mare

Immigrati. Dibattito sulla loro partecipazione alle elezioni amministrative

Diritto di voto agli immigrati sì, diritto di voto agli immigrati no. Le recenti proposte avanzate, da più parti, riguardanti il riconoscimento agli stranieri del diritto di voto hanno suscitato reazioni contrastanti da parte delle forze politiche e non solo. Proposte riguardanti, è bene chiarirlo, la possibilità di voto amministrativo per chi vive, regolarmente, da diversi anni, sul territorio nazionale. ‘Non si può tornare indietro’ Chi lavora da sempre, come Caritas/Migrantes e le associazioni di volontariato, a fianco degli immigrati è convinto che il diritto di voto sarebbe un passo decisivo per l’integrazione. A giudizio di padre Bruno Mioli, direttore dell’Ufficio per la pastorale degli immigrati esteri in Italia e dei profughi della Fondazione Migrantes, ‘è sacrosanta la campagna per questo traguardo di civiltà e di buon costume politico, nonché di coerenza con tante solenni dichiarazioni di uomini politici e una volontà espressa da Comuni e Regioni con coraggiose iniziative, le quali, se per ora sono state bloccate e non hanno sortito l’effetto sperato, si ispirano a un alto senso civile ed hanno già aperto una strada dalla quale non si potrà tornare indietro’. Cosa dicono le leggiIn realtà, rispetto alla partecipazione politica degli stranieri, la situazione appare abbastanza diversificata, a partire dal livello europeo. Sulla materia, infatti, non esistono specifici dispositivi normativi comunitari ma solo una serie di atti non giuridicamente vincolanti, per quanto politicamente rilevanti, in favore di un’estensione del suffragio agli stranieri residenti da tempo. In assenza di una legge dello Stato, sono proliferate differenti esperienze locali, con la conseguenza di una prassi molto variegata e dagli incerti contorni giuridici. Le esperienze in UmbriaIn Umbria nessun Comune ha finora previsto forme di partecipazione degli immigrati al voto amministrativo.Ne sta discutendo il Consiglio comunale di Perugia con la formula del ‘consigliere aggiunto’, che potrà partecipare alle attività del Consiglio pur senza il diritto di voto (ne ha annunciato l’elezione per il prossimo novembre), mentre il Comune di Umbertide ha istituito la Consulta comunale dell’immigrazione della quale fanno parte 5 immigrati eletti da 400 extracomunitari regolarmente soggiornanti da almeno 5 anni. ‘Il loro lavoro è prezioso – dice l’assessore comunale Francesco Piobbichi – in particolare nella progettazione dei servizi del territorio. Ad Umbertide su 15mila abitanti abbiamo 1.350 immigrati regolari, più gli irregolari’.Gli immigrati sono presenti in alcune consulte comunali e regionale sulla base della rappresentanza delle associazioni di appartenenza. Si tratta di esperienze sulle quali è generale un giudizio non positivo per problemi legati alla rappresentatività delle associazioni stesse. La proposta dell’Anci Proprio dai Comuni arriva la proposta di far votare i cittadini stranieri alle elezioni comunali, provinciali e regionali. Il 5 dicembre 2005, il Consiglio nazionale dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani, ha approvato uno schema di progetto di legge che ora sarà proposto a gruppi parlamentari e Regioni perché lo portino in Parlamento. Il progetto di legge dell’Anci prevede di estendere l’elettorato attivo e passivo ai cittadini stranieri residenti regolarmente in Italia da almeno cinque anni. Il termine di cinque anni di residenza è quello previsto dal capitolo C della convenzione di Strasburgo sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica, che l’Italia non ha mai ratificato. La proposta di legge dei Comuni autorizza il Presidente della Repubblica a ratificarlo e a dargli ‘piena e intera esecuzione’. Il parere di Caritas e Migrantes regionaliNon mi fermo alla questione del voto sì o voto no, sulla quale mi pare si faccia molta propaganda. Per me sono persone con pari dignità, che hanno diritti e doveri e così dobbiamo accoglierle’. Mons. Luigi Filippucci, delegato regionale Migrantes, per molti anni direttore della Caritas della diocesi di Foligno e delegato regionale Caritas, è abituato ad essere molto concreto perché molto concrete sono le questioni che gli pongono gli immigrati. La partecipazione al voto amministrativo sarà pure importante, ma resta in secondo piano nei centri di ascolto delle Caritas umbre, dove gli immigrati cercano aiuto per sopravvivere in questo paese. E la sopravvivenza non sta solo in un letto o un pasto caldo. Il problema vero sono le ‘carte’: permesso e carta di soggiorno, contratto di lavoro regolare. ‘Con gli immigrati siamo fermi all’assistenzialismo – continua mons. Filippucci – ma dobbiamo renderci conto che sono persone produttive che portano un contributo alla nostra società. Per questo vorrei che si entrasse più nell’ottica della loro valorizzazione. Quindi, per prima cosa dobbiamo rispondere alla domanda se sono persone o non lo sono. Il resto, leggi e diritto di voto, verrà’. L’avvocato Giorgio Pallucco offre la sua opera nella Caritas diocesana di Spoleto-Norcia per assistere gli immigrati alle prese con le leggi italiane. Considera il diritto al voto una meta da raggiungere non tanto in se stessa, ma come punta di quell’iceberg rappresentato dalle leggi che regolano il soggiorno degli immigrati sul territorio italiano. Che vanno tutte riviste, afferma, a cominciare ‘dalla legge Fini che mette in difficoltà gli immigrati regolari ponendoli facilmente nella condizione di tornare nella irregolarità’ per quanto riguarda permesso e carta di soggiorno. ‘Occorre ripensare le politiche dell’immigrazione – dichiara -, considerando gli immigrati non più sotto l’ottica dell’ordine pubblico ma in quella dell’integrazione’. Il che significa rivedere le leggi per la concessione della cittadinanza italiana e affidare la gestione dei permessi di soggiorno ai Comuni e non alle Questure, che tra l’altro non riescono più a gestire il carico di lavoro’. ‘Mi pare assurdo – commenta Pallucco – che per decidere sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori può votare in Italia il figlio dell’emigrante umbro in Argentina che non ha mai messo piede in Italia, mentre non può votare il cittadino straniero che ci lavora da quindici anni’.

AUTORE: Maria Rita Valli