Una sentenza del Consiglio di Stato stabilisce che il crocifisso deve rimanere nelle aule scolastiche. Immagino che si riaprirà una discussione, ormai stanca, ma che ha avuto toni accesi da qualche anno a questa parte. Da quando laicisti italiani e personaggi di altra religione hanno richiesto la rimozione del crocifisso dai locali appartenenti a strutture pubbliche, quali scuole, tribunali, ospedali. Il Consiglio di Stato era stato chiamato in causa a seguito della richiesta, fatta da una signora finlandese, Soile Lauti, di rimuovere il crocifisso dall’aula della scuola media frequentata dai suoi figli ad Abano Terme (Padova). Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso e ne ha dato la motivazione affermando che il crocifisso non è una qualunque ‘suppelletile’ e neppure un ‘oggetto di culto’, ma ‘un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili’, (tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti etc.) che hanno un’origine religiosa, ma che ‘sono i valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato’.Questo pronunciamento suscita soddisfazione nei cattolici, contenti perché dopo molte delusioni e sconfitte incominciano ad apparire alcuni segnali positivi nei confronti della tradizione cattolica. Ci sarà discussione, anche tra i cattolici sulle motivazioni addotte dal Consiglio, ove afferma che il crocifisso è un ‘simbolo idoneo’ ad esprimere i valori fondanti della nostra civiltà ‘nell’attuale ordinamento dello Stato’. Ciò vorrebbe dire che in altri periodi storici, con altri ordinamenti, potrebbero darsi altri simboli. La sentenza non emette un giudizio di valore assoluto, ma storico e sembra voler dire che se togliamo il crocifisso dalle aule scolastiche perdiamo la possibilità di definirci, e di indicare a noi e agli estranei, un punto di partenza e la direzione del nostro cammino storico. È un simbolo che ammette una doppia lettura: in un luogo di culto assume un significato religioso, mentre in una sede non religiosa come la scuola, ‘il crocifisso – afferma la sentenza – potrà rivestire per i credenti i valori religiosi. Ma per credenti e non credenti la sua esposizione sarà giustificata ed assumerà un significato non discriminatorio sotto il profilo religioso, se esso è in grado di rappresentare e richiamare in forma sintetica immediatamente percepibile ed intuibile (al pari di ogni simbolo) valori civilmente rilevanti’. Si tratta di quei ‘valori che soggiacciono ed ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile’. Molti amici protestanti e alcuni cattolici pensano che questa sentenza favorisca la deriva secolarizzante del cristianesimo, per cui i simboli della fede diventino simboli della società civile e dello Stato e venga meno la distinzione tra Stato e Chiesa, tra comunità dei credenti e società civile. Sono pericoli non da poco e da tenere ben presenti. Potranno essere evitati non togliendo il crocifisso, ma guardandolo con sguardo sincero privo di pregiudizi e costruendo una società che pone al centro del suo progetto di vita e di sviluppo i ‘crocifissi’ di ogni tempo e paese. Una nostra amica, ricoverata in ospedale proprio oggi, mentre scrivo queste poche righe, entrando nella camera, la prima cosa che ha notato e apprezzato è stato il crocifisso.
Il Crocifisso nella aule scolastiche
AUTORE:
Elio Bromuri