“Ci sono tre parole che, meglio di altre, sintetizzano la liturgia della Parola di oggi: il seminatore, il terreno, le orecchie. Tre parole a cui sono legati tre verbi di cruciale importanza: seminare, accogliere, ascoltare”. Attorno a questi tre verbi si è sviluppata l’omelia che il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha svolto durante la messa celebrata domenica a Casa San Girolamo di Spello, incontrando la Presidenza nazionale di Azione cattolica.
Il Cardinale – accolto dal presidente Matteo Truffelli e dall’assistente ecclesiale mons. Gualtiero Sigismondi – ha trascorso la mattinata con la Presidenza per un confronto durante il quale ha invitato a riprendere e sviluppare il profilo di Chiesa e di laicato presenti nella Evangelii nuntiandi di Paolo VI e nella Evangelii gaudium di Papa Francesco. Ha quindi parlato di una “Chiesa del tempo ordinario”, nel quale l’Ac è chiamata a svolgere un ruolo “essenziale”. Si trattava, ha ricordato il porporato, del primo incontro con un’associazione ecclesiale da quando ha assunto la presidenza Cei.
“Il seminatore – ha fra l’altro affermato nell’omelia – compie due diversi movimenti: esce e semina. Esce da dove? Non si tratta di un’uscita da un luogo a un altro. È un’uscita esistenziale e mistagogica. Esce da se stesso per andare incontro all’altro. È quello a cui ci invita continuamente Papa Francesco. È un’uscita che è essenzialmente un atto di amore totale e gratuito, mai un semplice gesto esteriore. È questo un punto cruciale: il cristianesimo non è una religione incentrata sul dovere, ma è una fede fondata sull’amore preveniente da Dio”.
Ancora riflettendo sulla parabola del seminatore, il card. Bassetti ha aggiunto: “Gesù invita continuamente i suoi discepoli ad ascoltare. Li invita a non farsi dominatori ma docili custodi di una Parola che è stata rivelata e donata. Custodi di una Parola di vita che devono donare al mondo con la stessa gioia e la stessa gratuità con cui l’hanno ricevuta. Quel seme e quella Parola che hanno avuto non è di loro proprietà. Essi hanno il privilegio di esserne intermediari preziosi ma mai proprietari unici. E questo è il dono che ogni credente ha ricevuto: ognuno nel proprio ministero o nel proprio ruolo. E questo è anche il grande dono per l’Azione cattolica.
Infatti, questi tre verbi a cui abbiamo accennato – seminare, accogliere, ascoltare – rappresentano il cuore pulsante dell’azione dei laici nel mondo contemporaneo… Tre azioni, tre verbi, che caratterizzano da sempre la storia dell’Azione cattolica e che possono essere messe accanto alle tre parole che da sempre la contraddistinguono: preghiera, azione e sacrificio”.
Paolo VI, ha ricordato il presidente Cei, in occasione del centenario dell’Azione cattolica “ne ribadì con forza la missione: ‘servizio costante per il prossimo e difesa della verità’. Papa Francesco in occasione del 150° anniversario della fondazione ha invitato l’Ac a raggiungere le ‘periferie’ e a cercare ‘senza timore il dialogo con chi vive accanto’ perché è nel ‘dialogo che costruiamo la pace, prendendoci cura di tutti e dialogando con tutti’.
Queste parole di due grandi Papi si legano alla perfezione con le tre azioni che abbiamo messo in rilievo oggi: seminare, accogliere, ascoltare, e ne danno un ancor maggior significato. Perché nulla è impossibile a Dio”.