Tutta la popolazione di Umbertide, autorità dello Stato e delle istituzioni civili e militari, le autorità regionali e una larga rappresentanza dell’Arma dei carabinieri hanno partecipato al funerale di Donato Fezzuoglio che si è svolto nella chiesa di Cristo Risorto di Umbertide il 2 febbraio 2006. Tutti, tanti, avrebbero voluto esprimere i loro sentimenti, che sono rimasti stampati nel volto dei presenti, ed abbracciare i familiari Emanuela e il figlio, i genitori e i fratelli di Donato, venuti da Bella . È toccato al vescovo di Gubbio, Mario Ceccobelli, salutare e ringraziare i presenti a cominciare dall’arcivescovo metropolita di Perugia mons. Giuseppe Chiaretti ‘che ci fa sentire, in questo momento di grande sofferenza – ha detto il vescovo – la solidarietà, non solo della Chiesa umbra, ma anche della Chiesa italiana che lui rappresenta come Vice Presidente della Conferenza Episcopale Italiana’. Ha salutato anche mons. Vittorio Pignoloni, vicario episcopale, che rappresenta l’ordinariato militare mons. Angelo Bagnasco. Ha poi espresso il profondo dolore di tutta la comunità. ‘Il proiettile sparato da mano assassina che ha ucciso Donato – ha detto mons. Ceccobelli – non ha colpito soltanto lui, ha ferito anche la moglie Emanuela, la mamma, il papà, i fratelli, e l’intera comunità. Questa ferita inevitabilmente un giorno comparirà anche sul piccolo Michele, quando la mamma dovrà spiegargli come mai il suo papà, che potrà ammirare soltanto in una foto, è andato così presto nella casa di Dio Padre a occupare quel posto che Gesù ha preparato anche per lui’. Mons. Chiaretti, nell’omelia, ha avuto parole di conforto per la giovane sposa, per il figlioletto, per la mamma il papà i fratelli i parenti e i commilitoni ed ha invitato tutti e non solo i presenti a leggere i fatti della vita alla luce della fede. Ha detto tra l’altro: ‘È la terza volta che in pochi anni mi trovo anch’io a piangere per delitti efferati, che vedono giovani vite di tutori dell’ordine stroncate da violenza omicida: quella di Luca Benincasa, quella di Emanuele Petri, ed ora quella di Donato Pezzuoglio. Giovani entusiasti del loro lavoro a difesa della gente, della giustizia, del bene comune’. ‘È tempo – ha aggiunto – di giusta pensosità e di conversione a comportamenti più austeri e più giusti. Una pensosità che, come credenti, ci vede riuniti in chiesa per illuminare con la luce della fede e della speranza questo momento oscuro’. ‘Il nostro caro Donato – ha concluso – può rientrare a buon diritto nel novero di chi ha dato la vita per la pace e la giustizia. Lo affidiamo perciò alla misericordia di Dio, così come affidiamo alla sua tenerezza coloro che piangono per la morte di questo nostro giovane e caro fratello’.