Il testimone armeno

TREVI. Il 28 gennaio si festeggia il primo vescovo della città sant'Emiliano martirizzato nel 302

Sabato 28 gennaio alle 11.30 la comunità cristiana di Trevi ricorda il suo primo vescovo e martire Emiliano. L’arcivescovo Riccardo Fontana ha invitato a presiedere il pontificale, nell’antico duomo di Trevi, il vescovo di Orvieto-Todi, mons. Giovanni Scanavino, che in questi giorni ha guidato gli esercizi spirituali ai sacerdoti spoletini. La sera precedente, per le vie dell’antico borgo umbro, si svolge la tradizionale e suggestiva processione dell’Illuminata presieduta dal vescovo Fontana. La tradizione agiografica colloca la presenza di Emiliano allo scorcio del III secolo, e si affaccia appena sul IV. Il suo martirio si compie dieci anni prima, nel 302, che l’imperatore Costantino dichiarasse la fede cristiana religio licita. Molti antichi testi liturgici parlano di sant’Emiliano, ma ancora non è stato compiuto uno studio che analizzi le correlazioni, le dipendenze, le basi comuni dalle quali sono scaturiti. Emiliano è di origine armena, è qualificato come martire e posto in primo piano nell’immaginario cristiano del Medioevo, dove una Chiesa che poteva vantare dei martiri affermava la propria antichità e, attraverso le reliquie, si sentiva depositaria di un tesoro inestimabile. Emiliano giunse a Spoleto nel 296, periodo in cui nel territorio dell’Impero romano si era diffusa, sotto Diocleziano, la più spietata delle persecuzioni contro i cristiani. A Trevi Emiliano portò avanti una grande opera di evangelizzazione e si adoperò per la distruzione degli idoli, presenti in quasi tutte le famiglie pagane. Non si lasciò sedurre da Massimiano, proconsole umbro, che lo invitava a sacrificarsi agli dèi. Non aveva timore di opporsi all’autorità costituita per affermare le proprie convinzioni e la propria fede. Molte persone sul suo esempio si convertirono, ma oltre un migliaio vennero sterminate da Massimiano. Il pastore di Trevi, per essere con coloro che l’avevano seguito in vita e preceduto nel martirio, pregò Dio di concedergli una spada che lo consegnasse a Cristo. Il 28 gennaio del 302 venne condotto fuori Trevi, dove, legato ad un albero, venne trafitto. Il suo corpo era bianco come la neve e, al posto del sangue, ne sgorgò latte. La storia di Emiliano vescovo di Trevi per la Chiesa di Spoleto-Norcia è un invito a guardare oltre, a saper vedere oltre il contingente, ad aprirsi a nuovi orizzonti, a recuperare quelle capacità di sognare che sembra essere una delle più gravi carenze del nostro tempo.

AUTORE: Francesco Carlini