Tempo di Natale; è tempo di auguri, di bilanci personali e collettivi, di promesse, di uno sguardo disponibile come non mai ad allargarsi anche alla realtà che ci circonda, pronto a scoprirne aspetti che di solito non vengono indagati, soprattutto se si segnalano per la loro crudezza. Tempo di Natale: dalla Capanna di Betlemme si leva, quanto mai attuale, il richiamo perché il Vangelo torni ad essere per tutti regola di vita, perché ovunque si respiri un clima di pace e di fratellanza, perché la solidarietà non sia contingentata soltanto negli ultimi giorni dell’anno. Riflessioni che il vescovo mons. Mario Ceccobelli, al suo primo Natale sulla cattedra di sant’Ubaldo, richiama in una lettera indirizzata, anche nostro tramite, a quanti vivono nel territorio diocesano.
Eccone il testo.
‘Carissimi, affido anche a La Voce il compito di portare a tutti voi il mio più cordiale e fraterno augurio per le festività del Santo Natale. Per me è il primo Natale a Gubbio! L’anno che sta per finire è stato per tutti noi carico di sorprese e sorgente di grandi speranze. Gli eventi che hanno coinvolto me in maniera diretta sono stati tanto sorprendenti che ancora oggi faccio fatica a crederli reali. In questi giorni vorrei avere il cuore e gli occhi di san Francesco di Assisi per stupirmi, come lui, di fronte al presepio. Voglio sperare che in tutte le famiglie cristiane della diocesi ci sia questa tradizionale rappresentazione della natività di Nostro Signore Gesù Cristo, anche modesta, essenziale, ma ci sia. Raccogliamo l’invito del Santo Padre Benedetto XVI a riportare nelle nostre case i segni della fede cristiana, non solo il Crocifisso, ma, in questo periodo anche la sua nascita e magari, nel tempo pasquale, la sua Risurrezione. Vi auguro un Natale Santo, e sarà santo se, partecipando alle sante celebrazioni, saprete ascoltare, vedere e toccare il Signore che vi viene incontro negli umili segni della liturgia, segni che lo rendono presente in mezzo a noi. Si aprano gli occhi della fede e si dilati il cuore per accogliere l’Emmanuele. Che il nostro cuore non sia come quegli ‘alberghi’ di Betlemme che lo rifiutarono perché non c’era posto per lui. Gesù non toglie niente alla gioia dell’uomo, anzi la esalta e la sublima. Per tutti invoco nella preghiera, la pace: nelle famiglie, nella società civile, nel mondo della politica, del lavoro, della scuola, ma sopratutto nel cuore di ogni creatura, in modo specialissimo nel cuore di chi vive nella sofferenza, nel disagio, nella divisione, nel lutto. Buon Natale e felice anno nuovo!